Musica

Le migliori canzoni di Jovanotti

Indiscreto 24/09/2023

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Nelle ultime settimane si è parlato di Jovanotti soprattutto per l’incidente ciclistico nella Repubblica Dominicana, ma in generale è da quasi quarant’anni che si parla di lui come cantante. Uno dei pochi, come dimostrano anche tanti grandi nomi del Festival di Indiscreto, che non solo ha mantenuto il successo delle origini ma che anche stato capace di alimentarlo cambiando genere e addirittura ottenendo nell’era dello streaming successi anche superiori a quelli ottenuti nell’era dei dischi. Un personaggio davvero trasversale e difficile da incasellare, il cui manifesto ideologico rimane Penso positivo.

In ordine cronologico la prima delle tre canzoni di Jovanotti, o Lorenzo Cherubini che dir si voglia, è A te, del 2008. Notevole che venga saltato tutto il periodo di Radio Deejay (È qui la festa, eccetera) e quello dell’inizio come cantante vero e proprio (Ragazzo fortunato e tutti gli altri successi). A te, scritta con Franco Santarnecchi, fa parte dell’album Safari, il più venduto del 2008 in Italia, ed è stata coverizzata da tanti. Del 2015 è invece L’estate addosso, tratta dall’album Lorenzo 2015 CC. Scritta con Riccardo Onori, Christian Rigano e Vasco Brondi, è famosa anche per il video di Gabriele Muccino, davvero molto mucciniano.

Ancora più recente, del 2022, è I love you baby, cantata insieme a Sixpm (Andrea Ferrara), anche questa in vetta alle classifiche dello streaming come a sottolineare che il pubblico di Jovanotti abbraccia più generazioni, ma non nel senso che tutte ascoltano le sue vecchie canzoni, quelle che nella nostra testa rappresentano il miglior Jovanotti (pensiamo alla prima metà degli anni Novanta, con gli album Una tribù che balla, Lorenzo 1992 e Lorenzo 1994). Molti ascoltatori del Jovanotti di oggi nemmeno concepiscono che possa aver cantato Sei come la mia moto. Pensando a quell’epoca si capisce bene perché Jovanotti si sia adattato bene a questa: alcune grandissime hit ed il resto inascoltabile, invece di album equilibrati, per non dire mediocri, come quelli di tanti colleghi.

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