Le cessioni di Minetti e Ibrahimovic

24 Luglio 2012 di Libeccio

C’era una volta il ricco calcio italiano che spendeva cifre assurde per delle pippe strabilianti. Una delle operazioni più incredibili fu l’acquisto di Gaizka Mendieta da parte della Lazio di Cragnotti per ben 95 miliardi di vecchie lire. Il centrocampista del Valencia doveva diventare il perno del centrocampo della Lazio, ed invece diventò un desaparecido del calcio che conta. Una cosa sulla quale Cragnotti ancora adesso passa le notti insonni. E l’elenco potrebbe continuare con decine e decine di nomi (vero Moratti?). Tutto questo al di là del fatto che molte cifre fossero gonfiate ad arte e non corrispondessero ad un reale esborso finanziario, discorso che peraltro vale anche nel 2012.

Il terzultimo talento partorito dal calcio italiano negli ultimi 10 anni si chiama Giuseppe Rossi, ha 25 anni  e milita già da tempo nel Villareal (prima al Manchester United e al Newcastle). Il penultimo talento partorito dal calcio italiano si chiama Mario Balotelli (22 anni da compiere) e da due anni milita nel Manchester City. L’ultimo talento partorito dal calcio italiano si chiama Marco Verratti (20 anni da compiere) e militerà nel prossimo campionato nel PSG dove giunge direttamente dalla serie B italiana che ha vinto con il maestro Zeman, uno dei pochi ad avere nel suo dna professionale la capacità di far sbocciare nuovi talenti quasi dal nulla. Eppure Zeman è un paria del calcio italiano che conta. Uno che è sempre stato al massimo tollerato dal sistema ed anzi spesso apertamente osteggiato ed emarginato. Vedrete come molti giornalisti, alcuni dei quali proprio gli stessi che durante l’era Moggi mendicavano favori e raccomandazioni, godranno per le eventuali disgrazie della Roma.

Che calcio è diventato quello italiano in termini di politiche, organizzazione economica e tecnica, lungimiranza dei suoi principali operatori? A guardare quello che accade c’è da preoccuparsi perchè intanto in Italia non viene più nessuno dei grandi giocatori stranieri. La grave crisi economica cambierà probabilmente anche questo dato di fatto nei prossimi mesi (Barcellona e Real, ad esempio, potranno ancora procedere come se la Spagna non stesse per evaporare nel default)? Ma per ora la situazione resta questa. L’ultimo era stato Ibrahimovic e anche per lui è suonata di nuovo la campana del denaro a fiumi che lo ha strappato (si fa per dire, visto che è stato accompagnato alla porta) al Milan per portarlo insieme ad una vagonata di altri giocatori al PSG nuovo eldorado del petrol-calcio mondiale. Che fatica deve essere per Ancelotti vincere qualcosa.

Oltretutto la vicenda della campagna acquisti e cessioni del Milan è di difficilissima ma non impossibile decifrazione. Hanno cominciato tre stagioni fa con le vicende di Kakà che prima va via poi rimane poi va via e poi rimane e poi però va via (fra lacrime e proclami da telenovela brasiliana) e hanno continuato quest’anno con la incommentabile operazione che ha prima dichiarato Thiago Silva e Ibra incedibili (testimonial della campagna abbonamenti del Milan) e poi calorosamente accompagnati alla frontiera insieme alla dismissione di tutto il patrimonio tecnico del Milan. Su questo basta riprendere qualche titolo sul tema da parte dei principali giornali e commentatori di mercato per sostanziare che larga preoccupazione desta la situazione in cui si è venuto a trovare il Milan. Sembra quasi che si voglia chiudere per manifesta insufficienza di capacità economica una delle squadre più forti del mondo.

In realtà la decisione di Berlusconi di tornare in campo (politico) è in larga misura madre delle scelte che poi sono state compiute. Sarà un Berlusconi in stile San Francesco quello che dovrebbe rientrare a pieno titolo nell’agone politico. Una operazione completamente propagandistica che però ha bisogno di sponde forti soprattutto nelle aree di popolazione dove la strategia propagandistica maggiormente funziona. Basso profilo, giusta considerazione del momento di crisi gravissima, austerità su tutta la linea Milan compreso. Via le Minetti dunque, ma anche i super campioni coperti d’oro fino a pochi mesi fa e tanto cash pronto nel caso le cose si mettessero male (può accadere anche questo).  Poi si vedrà. Del resto non si era contestato per decenni che il calcio restava sempre fuori da qualsiasi problema? La portata della crisi è talmente forte che non è più così. Può essere anche un bene, a patto che si provi a ricostruire partendo dai vivai e dalla valorizzazione dei talenti nazionali. Chissà se ne saremo finalmente capaci.

Libeccio, 24 luglio 2012

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