La supertestimone del caso Orlandi

1 Agosto 2023 di Stefano Olivari

I 40 anni della scomparsa di Emanuela Orlandi hanno ispirato hanno ispirato l’apertura di un’indagine da parte del promotore di giustizia del Vaticano, su spinta di Papa Francesco, ma anche tanti libri per tutti i gusti, con ogni ipotesi possibile e anche impossibile: confessiamo di averli letti quasi tutti, perché anche nei peggiori ci sono pagine di storia che vale la pena conoscere. La supertestimone del caso Orlandi è fra quelli più originali: scritto nel 2010 da Raffaella Notariale e ripubblicato di recente da Newton Compton, è una raccolta di interviste e incontri dell’autrice con Sabrina Minardi, per conto della Rai ma anche in proprio.

Nota come l’amante di Enrico De Pedis, il più famoso dei capi della Banda della Magliana, la Minardi ha conosciuto bene quasi ogni potente italiano degli anni Ottanta da una prospettiva privilegiata: faceva la escort ai livelli più alti ed è così che ha conosciuto e frequentato personaggi come Calvi, Ciancimino e Marcinkus, oltre ad essere (a suo dire) parte attiva in ricatti ai danni di politici di primo piano. Con De Pedis, più noto come Renatino, ucciso nel 1990 e noto anche ai più giovani per la sua incredibile sepoltura nella basilica di Sant’Apollinare per intercessione del cardinale Poletti.

Fra le tante cose che racconta la Minardi, alla quale peraltro si può non credere per i suoi tanti vuoti di memoria spiegabili non soltanto con l’abuso di cocaina, quelle su Emanuela Orlandi sono già note e non sono nemmeno le più interessanti. Il cuore del libro è secondo noi altrove, perché raramente si è letta una rappresentazione così precisa, per certi versi anche ironica, di quel mondo di mezzo in cui quasi scompaiono le differenze fra un cardinale ed un bandito di strada, fra un segretario di partito e un piccolo ricattatore, fra un banchiere e un killer. Ma è chiaro che il libro si è venduto per il ruolo avuto dalla Banda della Magliana nella scomparsa della quindicenne ragazza romana.

Un ruolo che altri libri, come quello recentissimo di Pino Nicotri (recensiremo anche quello), negano, per non parlare delle sentenze della magistratura italiana, ma che in genere ai giornalisti piace perché il romanzo criminale di De Pedis e dei suoi sottoposti va bene un po’ con tutto: manovali del crimine al servizio della politica, dei servizi deviati, del Vaticano, della grande finanza, eccetera, ma anche attori protagonisti che hanno usato Emanuela Orlandi per ricattare chiunque, da Papa Wojtyla in giù. Fra le sue contraddizioni la Minardi non ha dubbi: addirittura asserisce di avere tenuto per qualche giorno Emanuela nella casa al mare dei suoi (suoi della Minardi) genitori, a Torvaianica, e che lo stesso De Pedis le avesse detto che in un sacco poi buttato dentro una betoniera ci fosse il cadavere della ragazza rapita.

Libro in ogni caso interessante, se preso come testimonianza di una persona che per un decennio ha vissuto cose che poi abbiamo letto, fino all’inevitabile e sempre da asteriscare cena con Andreotti. Abbiamo trovato molto forti le parole della Minardi su Bruno Giordano, suo primo marito sposato giovanissimo, con matrimonio finito nei mesi del calcioscomesse: di fatto l’unico uomo degno di rispetto incontrato sulla sua strada, insieme alla figlia Valentina protetto senza che lui lo sapesse dalle minacce di De Pedis. In queste rivelazioni fuori tempo massimo non tutto risponde a verità, ma questa parte sembra proprio di sì.

stefano@indiscreto.net

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