Esercizi di ciclostile
La scomparsa dei fatti
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2007-05-18
1. Il travaglio del ciclismo e la scomparsa dei fatti: in questo caso, di quelli agonistici. D’altronde “la politica” appassiona. La dieta di Moudon ha alleggerito la tensione che si era accumulata al tavolo UCI – Tour de France – Gruppi sportivi. Patrick McQuaid, Christian Proudhomme e Patrick Lefevere si sono detti d’accordo sulla necessità d’igienizzare l’ambiente, anche al di là del polverone sollevato dall’Operación Puerto. Resta da fare chiarezza sui casi oscuri che riguardano, tra gli altri, Manolo Saiz, Bjarne Riis e lo stesso Patrick Lefevere (ops!). Dov’è l’errore? D’altronde “la giudiziaria” intriga. S’infittisce il giallo del bidone in giallo: chi ha vinto la piccolissima Grande boucle del 2006? Floyd Landis si è reso protagonista di un legal thriller estenuante, roba che neanche John Grisham. Oscar Pereiro Sio aspetta e spera che il finale sia buon per lui. Ma non è detta l’ultima parola: si dice che un noto ginecologo delle Canarie tenesse in freezer del suo sangue ben ossigenato, di conserva sotto falso nome, riferito a quadrupede da leggenda per il Concello de Pontevedra (città natale del galiziano). Urco can! D’altronde “la nera” attira. Il prossimo Pantani? La prossima vittima del doping, della depressione, di cattivi affari o di affari sporchi? D’altronde “la rosa” fa colore. No, non la maglia, la cronaca: quella delle relazioni tra Eddy Mazzoleni, Elisa Basso e il fratello, per esempio. Insomma, agli ordini d’arrivo viene da dedicare due parole al massimo, non una di più. Mariano Piccoli telecronista insegna.
2. Vincenzo Nibali vincerà presto un Giro d’Italia. «Ha la testa per competere nelle grandi corse a tappe», assicurano tecnici vecchi e nuovi. Tiene un fisicaccio: altezza 180 cm, magrezza 64 Kg. Rapporto potenza/peso a 5,9 W/Kg (380 alla soglia). VO2 massima a 80 ml/Kg. Sono numeri che registrano capacità di pedalare in acido lattico. Sono i mezzi di un atleta dotato di resistenza e recupero. E poi sa gestirsi in allenamento e in gara. Sa farsi gestire. Va forte in salita e sul passo. Va forte a cronometro: e questa è la caratteristica che lo rende il più futuribile, tra le promesse del ciclismo nazionale. Vincenzo Nibali potrebbe anche vincere un Tour de France, prima o poi. È un ’84 ed è già al terzo anno da professionista. Cresce per gradi, matura d’esperienza in esperienza. Quella internazionale gli sarà fondamentale. Troppi spaccamontagne di casa nostra hanno sempre sofferto di nostalgia, appena superata Ventimiglia.
3. Il più incredibile (o meno credibile) degli sport professionistici – non per questo il più brutto o il meno vero – è ancora alla disperata ricerca di un capo espiatorio: il grande pentito, meglio se campione rappresentativo di un’indagine anti-doping. Lo strano caso del dottor Fuentes e del signor Basso si è risolto in seguito a un eccitatissimo e fulmineo comunicato del CONI. Il crollo delle aspettative sulla conferenza stampa (Video), rassegnata l’indomani, può spiegarsi solo in riferimento a quella uscita. L’avvocato Martelli e il suo cliente non hanno fatto altro che rientrare nella parte chiamata in causa, senza trarre conseguenze socio-politiche a effetto. «Sono stato un pirla!», si è poi sfogato il padrone di Tarello, alias Birillo. Come per scusarsi di non essersi scusato. Ivan il terribile distratto non si era avveduto di essere già stato eletto, nel frattempo, bravo portabandiera dell’Italia che “un’assoluzione la si trova sempre, basta dare il buon esempio”. Appena diciotto ore dopo il suo primo mea culpa: «l’atleta ha ampiamente ammesso le proprie responsabilità…». Ancora a sconfessare l’autoemotrasfusione, ancora quella del professor Conconi (nomen omen). Epilogo. Il Procuratore capo Ettore Torri precisa infine che «l’atleta ha ammesso una parte delle sue responsabilità. Ora la fase iniziale dell’inchiesta può dirsi chiusa: e il risultato è meno brillante di quello che ci aspettavamo». Stop. «Ma che frenata!», titolerebbe la verdellea (già rosea).
4. Letto veramente Giallo su giallo di Gianni Mura (Feltrinelli, Milano, 2007). Si scrive «romanzo d’esordio»: si legge che sa di tappo. Si dice narrativa di maniera, tanto per abbozzare una stroncatura. C’è della paraletteratura poliziesca, c’è del giornalismo autoreferenziale, c’è del ciclismo, c’è del Rabelais, c’è dell’enosofia, c’è dell’erotismo. Georges Simenon scrive sulle pagine sportive de «la Repubblica». Sa di uomini e di donne, sa di vini e di biciclette. Nella classifica di «Indiscreto» è piazzato solo ventottesimo, tra le firme più apprezzate. Come tutti gli esordienti, si farà. Come solo pochi esordienti, promette davvero bene. Anzi: come pochissimi esordienti, già mantiene le promesse. Parbleu! Da rileggere veramente, a ruota, anche Delitto al Giro d’Italia di Gian Paolo Ormezzano (Garzanti, Milano, 1983). Giallo su rosa farà uno strano effetto. Le perquisizioni dei NAS non sono più come quelle di una volta.
Francesco Vergani