La laurea di Carlotta Rossignoli

4 Novembre 2022 di Stefano Olivari

Qualche giorno fa ha fatto notizia la laurea in medicina di Carlotta Rossignoli, a soli 23 anni e con 110 e lode. Diciamo ‘soli’ perché questo corso di laurea dura sei anni, anche se i più motivati possono concluderlo con un anno di anticipo. E a questo la ragazza veronese ha aggiunto una maturità presa con un ulteriore anno di anticipo, quindi i calcoli sono presto fatti. Ovviamente per corsi di laurea più brevi ci sono lauree ancora più precoci: potremmo citare sconosciuti di nostra conoscenza, ma invece prendiamo ad esempio l’immenso Francesco Cossiga, laureatosi in giurisprudenza con 20 anni ancora da compiere. Insomma, non stiamo parlando di bambini prodigio ma di giovani che si impegnano.

Letta la notizia, condita dalla storia di modella, influencer e valletta di trasmissioni calcistiche della Rossignoli, una visita alla photogallery che è la base del traffico anche dei grandi giornali di informazione, poi ce ne siamo dimenticati fino a quando è nata una campagna contro la ragazza, da parte dell’orrido popolo di Twitter ma anche di opinionisti pagati per ciò che scrivono, come Selvaggia Lucarelli. Due le critiche. La prima, rigorosamente in forma anonima, da social network, è che la ragazza avrebbe goduto di un percorso di favore. Eppure non è figlia né di medici né di professori, fino a prova contraria ha studiato sugli stessi libri dei suoi compagni di corso al San Raffaele.

La seconda critica, decisamente più cattiva e livorosa, è che esaltarla sia sbagliato, sia una ‘narrazione tossica’ e ingiusta nei confronti di altri studenti con condizioni di partenza diverse (ma lei, a quanto si sa, viene da una famiglia normale) e comunque con tempi diversi. Una critica che nel paese del reddito di cittadinanza e del fancazzismo, di chi si credeva un partigiano perché costretto a stare in casa a guardare Netflix, ha trovato terreno fertile. “Ci deve essere qualcosa sotto”, hanno pensato le mamme di tossici della Playstation o tossici in senso stretto, ma anche quelle di amanti della Premier League. Eppure la Rossignoli non ha vinto il Nobel per una scoperta rivoluzionaria, ma si è soltanto laureata in anticipo: bastano intelligenza e dedizione, oltre ad un obbiettivo chiaro. Cose che noi non avevamo e non abbiamo, ma nemmeno siamo così stupidi e cattivi da gettare fango su chi è bravo.

stefano@indiscreto.net

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