Attualità
La guerra di Biden
Gli amici di Budrieri 22/02/2022
Gentile Direttore, sappiamo che lei adesso è un giornalista di grande successo e pensa che i primi problemi dell’Universo siano l’omotransfobia ed il patriarcato, ma volevamo lo stesso aggiornarla sulla vita del maestro Budrieri. Al quale lei deve molto, come un po’ tutti noi della periferia Ovest di Milano, convinti di risolvere ogni problema nel Donbass se soltanto non fossimo impegnati a discutere dei prolungamenti di Dybala e Kessie.
Budrieri vorrebbe soltanto godersi in pace gli ultimi anni (adesso ne ha quasi 77) della sua avventurosa vita, dividendosi fra il calore della famiglia (l’Erminia continua a chiamarlo “Fallito impotente fascista del cazzo” e ad accusarlo di hate speech, ma è soltanto per mettere un po’ di pepe nel loro matrimonio, tipo Totti-Ilary) e quello degli amici, che lo difendono da attacchi come quello recentissimo di Trudeau. Budrieri in realtà stava soltanto cercando di capire tramite fonti non allineate (pagina 101 del Televideo e la sezione Altri Mondi della Gazzetta sul bancone Sammontana) cosa stesse accadendo ad Ottawa, essendo il primo a conoscere le degenerazioni dell’informazione mainstream.
Quella stessa informazione che fa passare Biden per un anziano difensore della democrazia e non un vecchio barcollante che invece di stare in coda all’Auxologico con il contenitore delle urine spera di fare la guerra per far dimenticare agli americani tutti i loro problemi. Del resto, come lei ben sa, lui Biden lo conosce bene fin dai tempi di quell’Inter-Borussia Mönchengladbach in cui l’allora senatore del Delaware disse all’allora guidatore della 90-91 (quando ancora c’era un 15% di utenti che pagava il biglietto) che il diciottenne Matthäus non sarebbe arrivato da nessuna parte e che poi aveva la faccia di uno a cui non piaceva la figa (un commento omofobico, con il metro di oggi). Biden è comunque rimasto interista (sul suo comodino nessun testo di geopolitica, solo Sarugia e le cose migliori di Severgnini), al contrario di Budrieri al quale interessa soltanto il bel calcio. Per questo vorrebbe evitare una guerra, essendo preoccupato non per gli ucraini ma soprattutto per la sorte di De Zerbi.
Non le rubiamo altro tempo, direttore, perché non siamo intelligenti come voi giornalisti. Voi che ci raccontate che non possiamo eleggere direttamente il presidente della Repubblica, se no vincerebbe Amadeus, ma abbiamo invece la competenza per decidere sulla separazione della carriere dei magistrati e sulle modalità di candidatura al Csm. Voi siete gli stessi che scrivono di baby gang evitando il più possibile di rivelare da chi sono composte: e così rimaniamo con il dubbio che siano sedicenni estoni, danesi e canadesi, per non dire italiani. Le scriveremo più spesso, perché sappiamo che sotto il suo politicamente corretto batte ancora un cuore. Il maestro manda un caro saluto a Italo Muti, che dopo avere shortato sul palladio lo ha invitato nel suo attico di Monte Carlo per ricordare le scorribande con Gigi Rizzi: oggi però deve guardare Cremonese-Vicenza per capire se Brocchi ha acquisito le conoscenze. Magari si sentono domani.
*Ciò che avete appena letto è falso. Ai nostri tempi lo avrebbe capito anche un bambino, nel 2022 ci vuole il disclaimer.
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