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Mille anni o un giorno appena, l’età dell’Universo

Paolo Morati 13/04/2015

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Il concetto aristotelico di primum mobile e la sua evoluzione successiva è uno dei cardini da cui parte Mille anni o un giorno appena, saggio di Jonathan Silvertown (già autore del bellissimo La vita segreta dei semi) pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. O meglio, dal disegno presente sul pavimento della Cattedrale di Westminster dove viene illustrata la misura dell’Universo, ossia la sua durata. Qual è lo scopo? L’associazione dei cicli vitali con un gioco di moltiplicazioni, o ancor meglio di esponenti, basate sul numero tre per diversi esseri viventi, vegetali e animali fino appunto a quei 19683 anni previsti per l’Universo secondo tale formula.

Niente paura però. Il volume non è un trattato di biologia, anzi è piuttosto scorrevole nel suo interrogativo sulla durata della vita, così diversa tra un uomo e un albero, tra un cane e una patata, alla ricerca del perché dell’invecchiamento così come delle ragioni per cui la genetica può intervenire in alcuni casi fino a bloccarlo (o quasi) come avviene per alcune piante. Tante le considerazioni sorprendenti per chi è a digiuno della materia, prendendo in considerazione i concetti di semelparità (ossia della riproduzione una sola volta durante la vita come nel caso di alcuni insetti e calamari) contrapposta a quella di iteroparità (alberi con i loro frutti così come noi esseri umani), e della crescita a spirale (con citazione della nota e misteriosa sequenza di Fibonacci).

È il percorso dell’evoluzione per la sopravvivenza, dell’ereditarietà dei geni con lo straordinario esempio dei salmoni che di generazione in generazione sanno quale sia il punto giusto del fiume dove risalire per la riproduzione. È il meccanismo del sistema immunitario che capisce (o dovrebbe farlo, quando ci riesce, con l’insorgere delle malattie) da cosa difendersi e dei diversi anelli vitali che – come se si trattasse di un treno – possono rompersi, laddove l’invecchiamento emerge come un collasso generale di sistemi multipli, tra ritmi metabolici e stress ossidativo. In generale Silvertown non fornisce una soluzione definitiva al quesito della durata dell’esistenza ma mette sul piatto diversi spunti e confronti di natura biologica e comportamentale per comprenderne le cause, le differenze tra specie e i possibili sviluppi verso (l’agognato?) elisir di lunga vita.

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