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Kobe Bryant nella storia NBA

Stefano Olivari 26/01/2021

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Kobe Bryant è morto il 26 gennaio 2020, esattamente un anno fa, insieme alla figlia Gianna e ad altre sette persone (per le dure leggi dei media praticamente senza nome, come la scorta di Moro), in un incidente di elicottero presso Calabasas, località che i cultori del mondo Kardashian ben conoscono. E ancora non ci crediamo, anche se una morte del genere può toccare a chiunque, come se l’essere cresciuto in Italia come tutti noi possa esentare da un finale di partita tragico. Senza girarci intorno, veniamo al punto: a mente fredda, qual è il posto di Kobe nella storia della pallacanestro NBA?

Fra i milioni di bambini cresciuti nel mito di Michael Jordan lui è stato quello, anche restringendo il discorso ai campioni, in cui l’identificazione è stata più forte. Le videocassette che nella seconda metà degli anni Ottanta il padre Joe faceva arrivare in Italia erano analizzate con la devozione che soltanto la lontananza dalla patria, anche per pochi mesi (ci vengono in mente certe Gazzette di cartavelina con la scritta By Air Mail/Par Avion: potremmo recitare a memoria alcune interviste a Muraro o Cuccureddu) permette, anche se ci piace pensare che l’Italia per Kobe non fosse proprio terra straniera.

Il posto di Kobe Bryant nella storia NBA, quindi, che non faremmo coincidere con la storia della pallacanestro perché almeno fino al 1992 non è stato così e nelle diverse parti del mondo si cresceva con modelli locali. Saltiamo ovviamente la parte wikipedistica, per evitare che qualcuno venga a dirci che Bryant ha vinto meno di Robert Horry ma più di Jerry West, valutando per quanto è possibile (cosa ne sappiamo del gancio ambidestro di George Mikan? Abbiamo visto qualche immagine sgranata, come il sedicenne che ne scrive in endecasillabi da Botricello o Poggibonsi) il campione in rapporto al suo tempo, a quanto è stato importante per la lega in campo e fuori.

Ecco, secondo questo criterio non pensiamo che Kobe sia da considerarsi fra i primi dieci. Jordan, Chamberlain, Magic, West, Russell, LeBron, Doctor J, Bird, Robertson, Curry: con scuse a Jabbar, Cousy, Duncan, eccetera, questi i nostri primi dieci storici, che non c’entrano, a parte Curry e Magic, con i nostri gusti personali per campioni da adorare anche in allenamento: McGrady, Iverson, Maravich, Nash, Parker e… Kobe. Che ci ha sempre dato grandissime vibrazioni, anche quando praticava l’hero basketball deteriore, il vero confine che lo ha diviso dall’essere grandissimo dall’essere grandissimissimo.

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