Calcio

Il sinistro di Abouzaid

Jvan Sica 10/09/2010

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di Jvan Sica
L’Egitto è troppe cose insieme, ma è comunque affascinante nonostante la povertà e un potere con cui è difficile dialogare. Qui per le strade del Cairo non ci sono mendicanti, ma tutti cercano di venderti un pezzo della della loro vita. Al di là della realtà, negli scorsi giorni ci siamo attaccati ad un canale televisivo su tutti che festeggiava i suoi 50 anni di vita trasmettendo vecchie partite. Verso la una di una di queste notti davano Egitto-Marocco del 17 marzo 1986, semifinale di Coppa d’Africa.
L’Egitto in quella edizione partì malissimo, perdendo l’esordio contro il Senegal, ma le vittorie su Costa d’Avorio e Mozambico permisero il passaggio del turno. In queste partite segnò i primi gol Gamal Abdelhamid, che sarà idolatrato e odiato sia dai tifosi dell’el-Ahly che da quelli dello Zamalek. La partita contro il Mozambico fu risolta da uno dei più grandi giocatori africani di sempre, Taher Amer Abouzaid. Nel 1981, ai Mondiali di calcio Under 20 in Australia, aveva impressionato tutti con la sua classe, divenendo top scorer della manifestazione, ripetendosi 3 anni dopo nella Coppa d’Africa 1984 organizzata dalla Costa d’Avorio, con i Faraoni battuti in semifinale dalla Nigeria ai calci di rigore e nella finale per il terzo posto dall’Algeria, con un 3-1 firmato Madjer, Belloumi, Yahi, Abdelghani per l’Egitto. Abouzaid è stato per anni il faro e il 10 dell’el-Ahly e se ne parli per strada ancora oggi si inumidiscono gli occhi di tutti. Quella semifinale fu decisa da una sua punizione di sinistro, davvero stupenda per traiettoria e precisione. Un tiro secco, liscio, veloce, senza scuse. Il Marocco era la squadra che pochi mesi dopo avrebbe fatto soffrire agli ottavi la Germania Ovest al Mondiale messicano. Due giorni dopo lo stesso canale ha proposto la finale di quella edizione, giocata allo Stadio de Il Cairo, il 21 marzo 1986. Di fronte i padroni di casa e il Camerun campione in carica. Partita più brutta della sfida di semifinale con la fisicità dei vari Kana Biyik ed Emile Mbouh, abbinata alla classe sopraffina di Nkono e Milla, capace di arginare la forza dell’Egitto e l’urlo del suo pubblico. Zero a zero e rigori, con vittoria dei padroni di casa. Nell’undici ideale della manifestazione Nkono, Abuzaid, Milla, il mito zambiano Kalusha Bwalya e Roger Mendy che qualche anno dopo si sarebbe visto al Pescara. Rispetto a quell’epoca il calcio africano non è che sia andato tanto avanti.
Jvan Sica, dal Cairo
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Letteratura Sportiva)

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