Il Rosso 27 di Michele Alboreto

24 Aprile 2021 di Stefano Olivari

Vent’anni fa moriva Michele Alboreto, guidando una Audi R8 sul Lausitzring, questo il nome sinistro, ma tutti nomi tedeschi ci sembrano sinistri, del circuito che è costato la carriera e gran parte della vita anche ad Alex Zanardi. Raramente abbiamo tifato per un pilota come abbiamo fatto per Alboreto, Patrese e poi Senna… E di sicuro mai in questo modo per un pilota della Ferrari. Ecco, non vorremmo portare male al padovano che comunque a 67 anni ci è arrivato, mentre il milanese è morto a 45 e il brasiliano a 34 (fra l’altro in quella maledetta edizione di Imola, con la morte di Ratzenberger e Senna, anche Alboreto ebbe un incidente pesante). Ma cosa volevamo dire, visto che tutti sanno chi sia stato Alboreto, al di là della storica battuta di Guido Nicheli?

Che la Formula 1 di una volta, quella dove contava di più l’abilità del pilota, è un po’ un mito. Alboreto era un fenomeno, oltretutto uno che veniva dal basso in uno sport dove già gli sponsor imponevano i piloti, però per il Mondiale ha lottato soltanto alla guida della Ferrari e non con la Tyrrell (con cui peraltro fece cose eroiche, da pilota degli anni Trenta) e tanto meno con le tremende Arrows, Footwork, Scuderia Italia e Minardi. Un Mondiale, quello del 1985, perso a causa della bravura di Prost e di una scelta tecnica sbagliata di Enzo Ferrari, che lo stesso fondatore avrebbe ammesso (cosa rarissima) pur non scusandosi con Alboreto. La cui classe lo aveva convinto ad ingaggiare un pilota italiano, cosa che non faceva mai volentieri.

È invece vero che negli anni Ottanta, e ancor di più nei decenni precedenti, al Formula 1 era piena di personaggi fortemente caratterizzati, nella diversità di caratteri tutti cavalieri senza paura che andavano incontro alla morte scherzandoci anche sopra. Impensabile oggi per un Hamilton intrattenersi un minuto prima della partenza con l’inviato della RAI come Nelson Piquet faceva con Ezio Zermiani. Uno Zermiani che ci ricorda anche Rosso 27, bellissima trasmissione di approfondimento di Rai 2 che aveva come ospite fisso nei suoi anni ferraristi proprio Alboreto (la sua Ferrari aveva il 27, numero storico che ci evoca Villeneuve come Alesi), altra cosa oggi impensabile.

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