Il profeta del gol

19 Giugno 2020 di Stefano Olivari

Il profeta del gol è il celebre documentario su Johan Cruijff, ideato e realizzato da Sandro Ciotti nel 1975, che tutti gli appassionati di calcio anni Settanta, e maggior ragione chi come noi era già vivente, hanno visto e rivisto. Ma non resisteremo lo stesso alla sua riproposizione stasera su Sky Sport Uno, nuova puntata degli #SkyBuffaPresenta.

Visto l’anno del film, viene presentato un Cruijff ventottenne, già al Barcellona da due stagioni e all’apice della carriera, dopo aver già vinto le tre Coppe dei Campioni con l’Ajax, i tre Palloni d’Oro e tutto il resto. A dirla tutta, si parla quasi soltanto del Cruijff del presente, sull’infanzia e sulla giovinezza soltanto pochi cenni (ma bello l’intervento della madre).

Il fuoriclasse parla in spagnolo, doppiato da Ferruccio Amendola, e si mette a disposizione della famosa voce della nostra radio, che mescola le sue parole a quelle di compagni ed avversari. Un monumento a Cruijff, ovviamente, roba che al confronto The Last Dance è pieno di spirito critico. Ma, come nel caso di Jordan, il livello del protagonista è così alto che il film si guarda lo stesso e le immagini di gioco, soprattutto quelle della Eredivisie d’epoca, valgono comunque da sole tutta l’operazione.

Inutile raccontare un film che hanno visto tutti (anche se all’epoca nei cinema non arrivò, o per lo meno non da noi) e che in fondo nemmeno aggiunge qualcosa alla conoscenza media che si ha di Cruijff (in questo senso meglio le poche pennellate di Van Basten nella sua bella autobiografia), interessante ricordare la genesi dell’opera. Magari la racconterà anche Buffa, comunque noi la ricordiamo lo stesso.

In pratica nel 1974 ai Mondiali in Germania Ovest Cruijff viene intervistato più volte da Ciotti e nasce una simpatia fra due che non vogliono essere confinati nel calcio: Cruijff si sente già una specie di filosofo e Ciotti eclettico lo è naturalmente, dopo una vita davvero notevole. Finisce il Mondiale e finisce anche il loro rapporto. Fino a quando, l’anno dopo, il produttore italiano Ettore Quattrini (crediamo abbia prodotto solo Il Profeta del Gol) riesce a convincere (immaginiamo non gratis) Cruijff a mettersi a disposizione per un film sulla sua vita. L’olandese accetta, ma ad un patto: “Visto che sei italiano, lo deve girare un italiano. Ma non voglio un regista come Fellini o Antonioni, voglio un giornalista che conosca il calcio. Voglio quel Ciolli della radio”. Proprio Ciolli, con due elle. Non che Fellini e Antonioni fossero stati contattati, peraltro.

Viene quindi ingaggiato Ciotti e per la colonna sonora Bruno Martino, una colonna sonora che con il calcio c’entra pochissimo (più di Neeskens ti aspetteresti Nadia Cassini sotto la doccia o Barbara Bouchet a prendere il sole sul terrazzo). Memorabile il manifesto del film, da Oscar per la sciatteria: probabilmente l’unico caso nella cinematografia mondiale in cui siano stati storpiati sia il nome sia il cognome del protagonista. Tantissime le testimonianze, da Rivera a Mazzola, da Facchetti a Capello fino a Chinaglia e ad Oriali che lo aveva marcato nella finale di Coppa Campioni, per un film leggendario ma un po’ superficiale, che tutto sommato è Cruijff visto dagli italiani. Il campione comunque è molto collaborativo, ma se togliamo l’effetto nostalgia siamo in zona Sfide.

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