I tesserati di Pordenone

3 Aprile 2012 di Stefano Olivari

Realtà romanzesca a Pordenone, nell’Italia delle corporazioni che non si rassegnano a un futuro in cui sarà più difficile (purtroppo non impossibile, visto che da noi la riprovazione sociale per questa pratica è minima) raccomandare i figli. In pratica, come abbiamo letto sul Fatto Quotidiano a firma di Eleonora Bianchini, l’ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha denunciato Pnbox, una web tv di Pordenone. Il motivo fa sorridere: esercizio abusivo della professione giornalistica.
Si tratta infatti di una testata non registrata, dove gli utenti  possono caricare video autoprodotti di cronaca, sport e altri argomenti. La tesi è, semplifichiamo ma non troppo, che chi non ha il tesserino non possa fare informazione. Quindi, seguendo questo raffinato ragionamento, qualsiasi blogger sarebbe fuorilegge perché qualsiasi scritto è in ultima analisi informazione. E anche chi osasse segnalare un fatto di interesse pubblico attraverso Facebook (accade raramente, di solito siamo al livello di ‘Stasera ravioli al topinambur, poi Milan-Barcellona in 3D’) o Twitter (lì sei costretto a limitarti dai 140 caratteri), senza avere essere iscritto all’Ordine, potrebbe quindi rischiare fino a sei mesi di carcere. Peccato che una sentenza del 2010 della Cassazione stabilisca che le pubblicazioni online di una testata non registrata non sono soggette alla legge sulla stampa. Dal punto di vista di Pnbox, ma anche di Indiscreto e di un milione di altri siti, significa che ognuno è responsabile di quello che scrive. Ma a molti risulta inaccettabile, ancora nel 2012, che i cittadini debbano rispondere solo alle leggi dello Stato e non a quelle di chi difende il proprio orticello. Appuntamento al prossimo editoriale, scritto da gente tesserata, in cui si spiega l’utilità del ‘mercato’ per estestiste e tassisti. 

Twitter @StefanoOlivari

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