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Calcio

I morti di Qatar 2022

Indiscreto 24/02/2021

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Oltre 6.500 persone sono morte in Qatar mentre erano impegnate in lavori per il Mondiale 2022, previsto dal 21 novembre al 18 dicembre. A parlarne per primo è stato il Guardian, ma non si tratta di un’inchiesta, né tantomeno di una congettura, bensì dei dati ufficiali forniti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka riferiti ai lavoratori con il loro passaporto. Non tutti morti mentre montavano una tribuna dei sei nuovi (su otto totali della manifestazione) stadi, ma quasi tutti giovani e in buona salute, almeno alla partenza. E 6.500 è una stima per difetto, vista la quantità di filippini e di africani di varie zone che lavora, semi-schiavizzata, nei paesi arabi.

In altre epoche, senza andare troppo indietro, nel mondo civilizzato di cui fa parte l’Italia (più del Qatar di sicuro) ci sarebbero state manifestazioni e richieste di boicottaggio. Prima del Mondiale del 1978 in vari paesi, fra cui il nostro e la Francia, c’era la gente in piazza per chiedere di non mandare la nazionale fare da megafono ad un regime dittatoriale. E ancora non si avevano ben chiare le proporzioni dei crimini dei vari Videla e Massera… L’Olanda fu davvero sul punto di non partire, perché in quel caso anche i giocatori erano divisi, ma alla fine l’unico che rimase a casa fu Cruijff e per motivi non certo politici (secondo la sua versione un tentativo di rapimento, in realtà mai davvero chiarito, che gli fece quasi lasciare il calcio).

Insomma, i pochi che ancora credono in qualcosa di ideale, oltre che a Pfizer o Astra-Zeneca, sembrano più sensibili alla condanna di un serial killer texano o al pestaggio di uno spacciatore che alla morte e alle condizioni di vita di migliaia di persone. Ed il calcio non c’entra, perché da sempre lo straniero ha in quei paesi diritti limitati. Poi noi quando andiamo lì siamo magari riveriti, al contrario del filippino della situazione, ma il discorso non cambia. La FIFA di Infantino dovrebbe quindi almeno prendere in considerazione l’idea di spostare la sede del Mondiale, frutto fra l’altro della votazione più corrotta (parliamo del dicembre 2010) nella storia dello sport. Poi è chiaro che con questo metro bisognerebbe non andare mai in Cina ed escludere i cinesi da tutto, ma stiamo parlando di segnali. Chissà se qualche tatuato si inginocchierà per un muratore cingalese.

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