Anni Ottanta
Gli anni Ottanta di Linda Lorenzi
Stefano Olivari 02/05/2022
Impossibile dimenticare i personaggi dell’età dell’oro della televisione generalista italiana, impossibile per noi dimenticare Linda Lorenzi. Dalla Bustarella al Festivalbar, dagli spettacoli con Tony Binarelli al grande successo con Il Pranzo è servito, per arrivare alla più di culto fra le trasmissioni di culto, cioè Colpo grosso. Linda Lorenzi ha avuto una vita anche dopo la televisione, ma l’affetto per quegli anni magici le è rimasto e ce lo ha raccontato in questa intervista.
Come mai da trent’anni Linda Lorenzi si vede poco in televisione?
Dopo il Festivalbar del 1992 avevo ancora un anno e mezzo di contratto con le reti Fininvest, quindi fino a tutto il 1993. A novembre del 1992, visto che nessuno mi chiamava, né per trasmissioni né per ospitate, chiesi al responsabile delle risorse artistiche che cosa potessi fare e ricevetti questa spiegazione: “Non siamo all’ufficio postale, in televisione non è che si timbra il cartellino tutti i giorni”. Quindi per tutto il 1993 mi hanno pagato senza farmi fare niente, poi il silenzio. Ho fatto qualcosa per piccole televisioni e poi con mio marito, che di mestiere fa lo chef, aprimmo un locale a Ibiza: anni bellissimi, andava tutto bene, vivevamo in mezzo alla natura. Lui lavorava anche a Londra, al San Lorenzo, spesso lo seguivo. Tanti viaggi, prima di tornare qui in provincia di Alessandria per stare vicina ai miei genitori, che sono mancati di recente. Qui ho gestito un mercatino dell’antiquariato e fatto altre cose, ma l’idea è quella di tornare a lavorare a Ibiza o di trasferirci in Puglia, dove sono nata, con la nostra cagnetta Lola e i dieci gatti. Tornando alla carriera televisiva, devo dire che quei quasi due anni di inattività me l’hanno stroncata, è come per un calciatore stare fermo, anzi peggio: se nessuno ti vede essere dimenticati è un attimo.
Davvero non c’è mai stata l’opportunità di rientrare? Ci sono edizioni dell’Isola dei Famosi in cui la metà dei concorrenti è composta da sconosciuti…
Difficile rientrare nella televisione di oggi, per una ragione fondamentale: ci sono meno programmi. Quelli che ci sono durano quattro ore, utilizzando lo stesso numero di artisti dei programmi che duravano un’ora. Nel mio caso, poi, uscire dal giro ha significato rimanerne fuori per sempre. Anche chi non lavora dovrebbe vivere a Milano e a Roma, andare alle feste, tenere i contatti, fare pubbliche relazioni, eccetera. Mi ha fatto però piacere andare come ospite ai Soliti ignoti, con Fabrizio Frizzi, e ai Migliori anni con Carlo Conti. Quanto all’Isola dei Famosi, ero stata contattata ma non se ne è fatto niente. Onestamente io nei reality avrei problemi, perché mi piace fare spettacolo ma non parlare della mia vita privata, o inventarmi traumi infantili e altre storie terribili, con qualche lacrima finta.
La sua carriera nello spettacolo è davvero iniziata alla mitica Bustarella, la trasmissione di Antenna 3 Lombardia condotta da Ettore Andenna?
Sì. Era in gara la squadra di Castelnuovo Scrivia, il paese dove sono cresciuta, che però non trovava nessuna ragazza disposta a partecipare alla gara delle miss. Mi proposi io e così vinsi due puntate. Ettore Andenna mi chiamò in un’altra trasmissione, Settimo Round, e lì conobbi un agente che mi disse che Tony Binarelli cercava un’assistente per i suoi spettacoli di magia. Da lì iniziò la vera carriera, perché con Tony andai diverse volte su televisioni nazionali e anche al Rally canoro, uno spettacolo itinerante presentato da Corrado.
È il 1982 e per quattro anni Linda Lorenzi diventerà uno dei volti più noti d’Italia ne Il Pranzo è servito, presentato da Corrado e in onda su Canale 5.
Corrado mi voleva nella sua trasmissione, ma c’era comunque da sostenere un provino perché a puntare a quel posto erano in molte. Mi preparai andando a scuola di dizione, per togliermi anche la minima inflessione dialettale: la mia maestra fu Diana Dei, la moglie di Mario Riva. Arrivò il giorno del provino, alla presenza di Berlusconi e di Corrado, e fra le varie candidate fui scelta io. Anni dopo Berlusconi mi avrebbe detto che ero stata scelta personalmente da suo figlio Pier Silvio, all’epoca tredicenne, che gli disse “Prendi lei perché è la più umana di tutte”.
Perché Linda Lorenzi come nome d’arte?
Il mio vero nome, Anna Chetta, suonava male: troppo breve, secco. Così decisi di cambiare: Linda è un nome che mi è sempre piaciuto. Quanto al cognome, lo scelsi con Tony Binarelli mentre eravamo diretti a Como per uno spettacolo. Vidi una pubblicità degli orologi Lorentz e decisi di chiamarmi Linda Lorentz. Tony ribatté che sembrava volessi fare il verso alla Loren e così italianizzai il tutto: Linda Lorenzi.
Quale fu il segreto del successo del Pranzo è servito, in una fascia oraria fino ad allora poco frequentata?
Era una trasmissione semplice, condotta da un grande come Corrado. Fra l’altro era anche il primo programma della Fininvest prodotto a Roma: nella prima stagione, con inizio alle 13, non aveva concorrenti, nella fascia del mezzogiorno, ma dal 1983 ebbe come rivale Pronto Raffaella? e l’orario venne anticipato, con il programma a durare quasi un’ora. A Corrado devo tantissimo, a partire dalla popolarità nazionale. A telecamere spente, poi, un gran signore, mai una parola fuori posto. Con il pubblico era sarcastico, senza mai esagerare: faceva parte dello spettacolo e tutti erano lì per questo.
Dopo quel periodo magico il ritorno a Milano, con il Gioco delle Coppie condotto da Marco Predolin…
Avevo il contratto con la Fininvest e speravo in qualche modo di fare uno spettacolo di magia, fra l’altro sono stata la prima donna mago italiana. Feci tante tournée, come maga e non più come assistente, ma in televisione niente. E così quando Fatma Ruffini mi disse che era disponibile uno spazio al Gioco delle Coppie accettai subito. Ma era uno spazio piccolo, quella trasmissione è come se non l’avessi mai fatta.
Visto da vicino, com’era il Silvio Berlusconi dell’epoca?
Non essendo impegnato in politica era molto presente, anche se ogni trasmissione aveva un suo responsabile. Mi sono rimasti impressi nella memoria i saluti di fine produzione. Ci mettevamo tutti in cerchio: presentatori, vallette, autori, comparse, donne delle pulizie, truccatrici. Ad un certo punto Berlusconi arrivava e stringeva la mano a tutti, letteralmente a tutti, ringraziando per il lavoro svolto: se qualcuno avesse portato il cane avrebbe stretto la mano anche a lui! Poi ci diceva che il successo era di chiunque avesse lavorato e si andava a cena. Ricordo che mi disse questa frase: “Ascolta molto, perché da tutti puoi imparare qualcosa”. Fra l’altro lui aveva un rapporto incredibile con gli artisti, di ogni livello, ripeteva sempre “Se ci sono problemi, chiamatemi”. Io stessa l’ho chiamato diverse volte e lui ha sempre risposto.
Da Berlusconi a Colpo Grosso il passo è breve. Come nacque la sua partecipazione ad una trasmissione che sarà citata anche fra 100 anni?
L’idea di Colpo grosso fu di Berlusconi, ma non so come gli fosse nata. La trasmissione fu collocata su Italia 7, che non era della Fininvest ma la cui pubblicità era raccolta da Publitalia. Insieme a Smaila nella prima edizione c’era Daniela Fornari, e per la seconda edizione nel 1988 cercavano un’altra presentatrice. Dopo avere partecipato a Fantasia, con Cesare Cadeo, ero senza collocazione e lo dissi a Berlusconi. Lui pensò subito a Colpo Grosso e onestamente mi spiegò che non riuscivano a trovare un personaggio noto per affiancare Smaila, perché più o meno tutte le donne sotto contratto con la Fininvest si erano rifiutate per paura delle critiche e delle etichette. Io gli dissi che non avrei avuto problemi: avevo fatto foto per Playboy, mi andava quindi benissimo una trasmissione in cui oltretutto sarei rimasta vestita.
Le due edizioni con la coppia Smaila-Lorenzi, soprattutto quella 1989-90, sono state quelle di maggior successo, con un seguito clamoroso in Italia e all’estero. All’epoca ve ne rendevate conto?
Per quanto riguarda l’Italia sì, fra le varie rubriche curavo l’angolo della posta e devo dire che eravamo letteralmente sommersi di lettere. Vere, non inventate. Lettere piene di affetto, alcune le ho conservate e mi è rimasta impressa quella di un bambino, mio ammiratore, che diceva di guardare sempre Colpo Grosso insieme a suo padre. Del resto chiunque abbia davvero visto Colpo Grosso sa che non c’era volgarità, ma soltanto divertimento in puro stile anni Ottanta. Per quanto riguarda invece il successo all’estero, me ne sono resa conto soltanto diversi anni dopo, viaggiando e venendo riconosciuta dappertutto. Una volta in albergo a Los Angeles facendo zapping trovai un canale in cui trasmettevano le repliche di Colpo Grosso, doppiate in inglese. E la stessa cosa è avvenuta in Inghilterra, in Giappone, in Russia: mi dicono che Colpo Grosso sia stata una delle trasmissioni italiane più vendute nel mondo, non so se è vero ma certo in ogni posto ho trovato qualcuno che lo conoscesse.
Cosa pensa, a tanti anni di distanza, delle polemiche sulle ragazze Cin Cin e sulla mercificazione del corpo delle donne? Oggi un programma simile sarebbe possibile?
Ma quale donna oggetto! Eravamo tutte consapevoli di essere in uno spettacolo… Durante la lavorazione c’era poi un bellissimo clima, con una grande allegria che poi evidentemente è arrivata al pubblico. Nessuna prevaricazione, mai sentita una battuta volgare né in trasmissione né fuori. Certo Colpo Grosso rappresentava lo spirito del tempo, tutta l’euforia degli anni Ottanta, ed oggi non sarebbe possibile, al di là del fatto che Smaila non lo rifarebbe e che io abbia la mia età. Ma anche con altri conduttori non ce lo vedo, nella televisione di oggi.
Cosa accadde dopo Colpo Grosso?
Accadde che la mia immagine si era legata ad un programma per qualcuno scandaloso e così faticai a ricollocarmi. Provai a rigiocarmi la carta della prestigiatrice e chiamai Berlusconi, che fra l’altro una volta aveva visto il mio spettacolo ad una convention di Publitalia e lo aveva apprezzato, costringendomi a rivelare i trucchi. Così nacque la partecipazione a Sabato al circo, che ricordo con poco piacere viste le gelosie di sesso femminile: che non c’erano a Colpo Grosso, ma nella tivù cosiddetta seria sì. Anche i due anni a Calciomania non mi sono rimasti nel cuore: non presentavo e il mio ruolo era diventato marginale, ridotto a poche gag con Maurizio Mosca.
Per molti il Festivalbar è stato la consacrazione. Per lei, insieme a Gerry Scotti nell’edizione vinta da Luca Carboni con Mare Mare, fu la fine.
Credo di essere stata l’unica presentatrice o valletta nella storia del Festivalbar a non aver presentato nemmeno un cantante. La cosa paradossale è che per il Festivalbar e altre trasmissioni i giornalisti mi dedicavano servizi e copertine, mentre in concreto il mio ruolo era marginale. Da lì all’uscita dalla Fininvest il passo è stato breve e ovviamente mi è dispiaciuto. Non vivo però di nostalgia, è stato un periodo molto bello che sono felice di avere vissuto al massimo, come del resto anche quelli dopo, lontana dalla televisione. A non avere una trasmissione, fin da quando eravamo relativamente giovani, siamo in tante: Susanna Messaggio, Emanuela Folliero, Gabriella Golia, Luana Colussi…
A proposito di nostalgia, la televisione degli anni Ottanta era davvero meglio di quella di oggi o è soltanto un’idea di chi a quei tempi era giovane?
Era molto meglio, come mi scrivono in tantissimi su Instagram e Facebook, perché era meglio ciò che le stava intorno. La gente reale, quella che guardava quella televisione, lavorava e si godeva la vita senza sensi di colpa. Non c’erano i cellulari, c’era il giusto equilibrio fra una società tecnologica ed una con rapporti umani veri. La televisione degli anni Ottanta rifletteva questa atmosfera, con programmi più o meno belli ma sempre con una filosofia ben chiara. Anche adesso si lavora, ma per cosa? La televisione odierna terrorizza, è fatta per spettatori che vivono di ansia, e che a seconda dei momenti vogliono essere rassicurati o impauriti.
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