Funerale per il trentenne LeBron

29 Dicembre 2014 di Stefano Olivari

La statistica dice che quella di ieri sera a Cleveland, 23 punti di scarto, è stata una delle peggiori sconfitte (la quarta, con le prime tre appartenenti alla prima vita nei Cavs) casalinghe subite LeBron James nella sua carriera, la visione della partita dice anche di peggio visto che contro una delle favorite, sulla carta, al titolo c’era una squadra orrenda come i Pistons attuali: con qualche giocatore di talento, ma di un talento da rimanere a metà del guado prima di precipitare verso il basso come sta accadendo, in una situazione ambientale difficile dove i free agent di valore vanno malvolentieri (meglio rubare soldi in California che farlo nel Michigan) e dove i ‘casi’ vengono risolti a carissimo prezzo, come è avvenuto nei giorni scorsi con Josh Smith. Poi che un disastro dei Cavs venga classificato come sconfitta di LeBron fa parte del giochino mediatico, lo stesso giochino che in positivo fa guadagnare a LeBron 25 volte l’ingaggio di Amundson. Pessima in ogni caso la sua ultima prova fra palle perse, percentuali di tiro e rientri difensivi quasi per dispetto, ma come al solito terribile la difesa di squadra nonostante un buon atteggiamento di Kevin Love (assente Irving, comunque non un mastino) e qualche segnale incoraggiante all’inizio. E quindi? La Eastern Conference è di livello così basso che c’è tutto il tempo per Blatt di costruire qualcosa intorno ai suoi big three (che con Thompson e Waiters, anche se ieri in quintetto è partito Miller, sono qualcosa in più pur senza un vero centro), quindi il tiro a LeBron è prematuro. Nel presente c’è però una costante: la squadra non cambia mai passo, inizia spesso con lo spirito giusto ma si fa rimontare anche da avversarie disastrate come quella guidata da Stan Van Gundy, capaci di sfruttare la poca pressione (esempio tipico di questa filosofia è Brandon Jennings). L’assenza di Irving, per un problema non grave al ginocchio, si è sentita perché Dellavedova e Price hanno coraggio ma non talento, ma la panchina è già abbastanza profonda: per Blatt trovare un mazzolatore senza pretese non dovrebbe essere difficilissimo. Comunque il 18-6, pur con tutte le critiche, rende Cleveland la quinta realtà a Est, con le prime nel mirino: non male per una squadra ancora in fase di sperimentazione, che mentre scriviamo queste righe è 25esima per percentuale di tiro concessa agli avversari. E quindi? Il solito funerale prematuro a LeBron, alla vigilia del suo trentesimo compleanno. 30 anni LeBron, questo sì che fa impressione. Almeno a noi che siamo più vecchi di sua madre Gloria.

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