Fontana da non tagliare

7 Novembre 2014 di Stefano Olivari

Lucio Fontana lo si ama o lo si odia. E noi lo amiamo, pur avendo come tutti i ragazzi della generazione Argan finito i programmi scolastici con gli Impressionisti. Al di là dei famosi tagli e di altre opere, alcune delle quali viste nei giorni scorsi dal vivo da parte della redazione di Indiscreto alla mostra Klein Fontana. Milano Parigi 1957-1962, fino al 15 marzo al Museo del Novecento di Milano. Nessuna coda con incorporati venditori di libri di cultura africana, al contrario di quelle che di solito si subiscono nell’adiacente Palazzo Reale (risposta standard, permeata di cultura liberale: “Grazie, non mi interessa. Siamo già in Africa”). E mostra consigliabile soprattutto agli amanti dell’artista francese che di Fontana fu davvero amico, al punto da vendergli molte delle sue prime opere, oltre che affine come produzione in alcuni anni (quelli dei monocromi). Alla mostra c’è anche il bellissimo ex-voto dedicato da Klein a Santa Rita da Cascia, unito a parole commoventi, fra cui ci siamo appuntati queste: “La grazia di animare le mie opere perché esse divengano sempre più belle e inoltre la grazia che io scopra continuamente e regolarmente sempre nuove cose nell’arte ogni volta più belle, anche se purtroppo non sono degno di essere un utensile per costruire e creare della Grande Bellezza. Che tutto ciò che viene da me sia Bello. Così sia”. Non che l’opera gli abbia portato bene, visto che sarebbe morto di lì a poco, a soli 34 anni e con un figlio che stava per nascere. Anche le divinità, come l’arte, sono un’invenzione umana per tirare sera senza ammazzarsi.

Ma tornando a Fontana dobbiamo dire che il punto è purtroppo, a volte senza nemmeno il doping di limocello o mirto, la discussione del genere ‘Questo lo avrei fatto anche io’. Che è difficile da applicare anche a Inzaghi, nonostante i gol siano uno dei pochi aspetti oggettivabili del calcio. Figurarsi all’arte, dove il gallerista Moggi insieme al curatore Raiola e a due critici d’arte di quelli giusti può lanciare praticamente chiunque. Non è però il caso di Fontana, che si è lanciato da solo: prima con una solida carriera da artigiano della qualità (cit. Ferilli), fra ceramiche e sculture, poi quando ancora era in Argentina (nato a Buenos Aires, ma più italiano di Osvaldo e Camoranesi) con il Manifesto del 1946 in cui enunciava i principi base dello Spazialismo. Questa la frase chiave, in cui c’è davvero tutto: “La materia, colore e suono in movimento sono i fenomeni il cui sviluppo simultaneo costituisce la nuova arte. Con le risorse della tecnica moderna faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose”. In altre parole, i tagli e i buchi altro non sono che modi per permettere alla materia stessa di esprimersi, superando la divisione fra pittura e scultura.

Fontana e gli altri spazialisti, da Burri in giù, giocano con lo spazio e il vuoto superando anche la razionalità, al punto da ispirare letture psicoanalitiche delle loro opere. E si sa bene quale sia il punto di convergenza fra psicoanalisi e bar… (quella che Jerry Calà in Vacanze in America definiva ‘La cara e vecchia…’). Fontana divide ancora oggi perché fa parte di quella minoranza di artisti che ha raggiunto il grande successo, critico e commerciale, ancora nel pieno della produttività. E così è logico che buona parte delle sue opere, a partire dai tagli, sia stata dopata dal mercato e dall’andare sul sicuro. Discorso che all’ennesima potenza si può fare per Picasso, del quale anche adesso nel 2014 il lettore medio di Indiscreto può comprare ‘qualcosa’. Non magari Guernica e nemmeno Dora Maar con il gatto, ma una ceramica autentica viene via anche per 2.000 euro, per non parlare delle litografie. Del resto stiamo parlando di uno che ha dipinto una media di 3 quadri al giorno per tutta la sua  lunga esistenza… Fontana ha meno picchi verso l’alto, ma è anche meno inflazionato e quindi una sua ceramica di medio valore può costare sui 15mila euro. Altra musica per i tagli, dove anche in questo periodo di crisi si parte tranquillamente dal milione. Conclusione? Fontana colpisce anche l’ignorante come noi, a patto che abbia la predisposizione a farsi colpire. E girano meno suoi falsi che di tanti figurativi famosi, non è che qualunque macellaio sarebbe in grado di eseguire lo stesso taglio (provare per credere, come diceva il Guido Angeli da noi più volte visto dal vivo in aste d’arte semideserte). Canaletto era comunque bravissimo.

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