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Il nostro compagno Finocchiaro

Stefano Olivari 02/05/2014

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Angelo Bernabucci non aveva come attività imprenditoriale un ‘centro carni’, come il Walter Finocchiaro interpretato in Compagni di scuola, ma quella di rappresentante di libri. Questo non toglie che questo attore non professionista, anche se lo si è visto in molto cinema pop dei Novanta, sia il personaggio più travolgente e ricordato di quello che a nostro giudizio è il film definitivo di Carlo Verdone: la sintesi perfetta fra una comicità di situazione, che non ha bisogno della volgarità gratuita, e una enorme malinconia di fondo. Compagni di scuola fu all’epoca (1988) venduto come una sorta di Grande Freddo italiano, anche se la definizione a Verdone non è mai piaciuta: il soggetto era in realtà originale e non aveva velleità politiche come il film di Kasdan, Verdone si era ispirato ad una rimpatriata fra compagni di scuola realmente avvenuta e che lo aveva disgustato. Con il senno di poi è stato forse il più riuscito film generazionale italiano: perché non riguarda una sola generazione, ma la corruzione che il tempo porta in ognuno di noi. Il cast era stellare, in rapporto al valore commerciale dell’epoca dei singoli attori: Verdone stesso, Eleonora Giorgi, Christian De Sica (il disperato ex cantante Ciardulli con un De Sica di lusso, quasi ai livelli della gag con Zartolin), Nancy Brilli e Massimo Ghini all’epoca anche sposati, Maurizio Ferrini (lanciatissimo da Arbore), Alessandro Benvenuti e Athina Cenci che al cinema avevano meno richiamo del loro ex socio Francesco Nuti ma che comunque erano famosi, il morettiano Fabio Traversa nella tragica parte di Fabris e la notevole Natasha Hovey che qualche anno prima aveva recitato con Verdone in Acqua e sapone. Ma Bernabucci, letteralmente inventato da Verdone (si erano conosciuti dal meccanico, per puro caso) e che poi avrebbe lavorato con i Vanzina, Neri Parenti e altri, si conquistò la scena con la naturalezza dei grandi caratteristi: nel genere ‘romano’ Mario Brega avrà forse ispirato più culto, ma anche lui ha avuto un largo seguito. Chi è stato in qualche modo coinvolto in una rimpatriata non può comunque non conoscere questo film a memoria ed essergli grato per qualche minuto di allegria pura, con la considerazione sulle ‘zinne viola’ nel quadro di Sironi da inserire nel Pantheon del cinema.

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