Figli di Berlusconi

12 Giugno 2023 di Stefano Olivari

È possibile scrivere qualcosa di originale sulla vita e sulla morte di Silvio Berlusconi? Ovviamente no, visto che nell’ultimo mezzo secolo è stato un personaggio di attualità pop nei campi più diversi: soltanto su Indiscreto abbiamo scritto 639 articoli su di lui, o con lui protagonista degno almeno di un tag, negli ultimi 10 anni. Figuriamoci cosa ha fatto chi ne era ossessionato, come datore di lavoro o come nemico ideologico. Vorremmo soltanto spiegare, a noi stessi prima di tutto, perché la sua scomparsa a quasi 87 anni ci addolora o comunque ci colpisce.

Il primo motivo è che per noi Berlusconi c’è sempre stato: da quando siamo in grado di leggere (Natale 1973, anche se oggi ci spiegano che leggere già in prima elementare è un errore) lui è stato protagonista prima nell’edilizia e poi in tutto il resto. Non che a 6 anni fossimo appassionati di edilizia, ma in quel campo nostro padre (geometra da cantiere) lavorava e con i colleghi non mancava mai di commentare (in negativo, per la tendenza a pagare in ritardo i fornitori) le gesta del Berlusconi della Edilnord. Poi Telemilano, Canale 5, il Milan, Forza Italia e tutto il resto: Berlusconi è stato una presenza costante nella vita di qualunque italiano sotto i 60 anni.

Il secondo motivo è quello etnico: Berlusconi era milanese dentro e fuori, anche se non abitava a Milano da decenni, dai tempi in cui nascondeva Veronica Lario in via Rovani, ed in ogni luogo era Zelig: sardo con i sardi, napoletano con i napoletani, eccetera. Era milanese nel culto del lavoro, nel disprezzo assoluto per chi faceva weekend o vacanze, a meno che non fossero occasione di contatti e pubbliche relazioni, nell’assoluta incapacità di comprendere chi sogna di riposarsi, al di là del vendergli qualcosa legato al tempo libero. Ma soprattutto lo era in quella milanesissima empatia, vera o finta è uguale (anzi se è finta vale di più perché costa fatica), con il proprio interlocutore del momento, cambiando a seconda delle circostanze: credibile o ugualmente non credibile sia quando prega con le zie suore sia in versione puttaniere. Tante volte lo abbiamo visto in azione a Milanello, con una battuta personalizzata per l’ultimo dei cronisti magari incontrato una sola volta due anni prima.

Il terzo motivo è umano: Berlusconi aveva circa l’età dei nostri genitori e dei genitori di molti che stanno leggendo questo post, quindi anche gli stessi schemi mentali e probabilmente, non in nostra presenza, lo stesso linguaggio. Non era come noi, ma lo comprendevamo benissimo e lui (loro) comprendeva(no) noi, pur non approvando. In senso lato si può dire che quelli che sono cresciuti con le sue televisioni, noi ma anche la generazione di Bim Bum Bam, hanno interiorizzato una visione del mondo molto precisa, in contrasto con il grigiore pedagogico RAI ma soprattutto con la Mediaset-spazzatura di oggi, con certi programmi che possono piacere soltanto ad intellettuali snob e a subnormali.

Il quarto motivo? Proviamo a dirlo con parole nostre. Il primo Super Bowl (Raiders-Eagles) visto in Italia, la partecipazione a Doppio Slalom (nella nostra manche vincemmo 200.000 lire, che ci vennero date sottoforma di pentole e altri oggetti di cui non avevamo bisogno), la prima partita NBA (Lakers-Rockets un sabato pomeriggio del 1981, fu anche la prima partita NBA vista da Drazen Petrovic visto che a Sebenico si prendeva Canale 5), il sesto round di Hagler-Mugabi con la telecronaca di Rino Tommasi, gli allenamenti di Mark Lenders, chi ha sparato a J.R., gli allenamenti con le catene di Mimì, DeeJay Television condotto da Kay Rush, il Festivalbar con la Panicucci giovane e gli 883 di Come mai, Mai dire gol quando era centrato sul calcio, le Fast Food, Pier Silvio ospite a Drive In, Colpo Grosso nelle stagioni di Linda Lorenzi, la partecipazione come pubblico ad Azzurro al teatro Nazionale arrivando a sfiorare Janet Agren, Gabriella Golia che ci aveva intervistato bambini di 10 anni ad Antenna Nord poi diventata Italia 1 in un concorso canoro, coach Reeves, Non è la Rai nelle mezz’ore di Please don’t go, un anno da giornalisti Mediaset, tutte le puntate dei ragazzi della Terza C e in particolare quella in cui Isaac interroga Zampetti, Dan Peterson che commenta Ultimate Warrior-Hulk Hogan, ogni fotogramma dell’Appello del Martedì con visione in loop della puntata con Gianina Facio. Non sono grandi ricordi, ma sono i nostri ricordi. Grazie Silvio.

stefano@indiscreto.net 

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