Cavalli senza scelta

12 Aprile 2011 di Stefano Olivari

Pochi ambienti sportivi sono tristi come gli ippodromi, soprattutto ai giorni nostri in cui l’ippica non solo in Italia sta scomparendo in mezzo al dispiacere di poche migliaia di pensionati e disoccupati.
Li abbiamo frequentati tantissimo solo perchè qualche decennio fa lì si incontravano domanda e offerta di scommesse calcistiche: non è una grande giustificazione etica, visto che il Totonero veniva e viene gestito in prevalenza dalla camorra, ma una spiegazione. La fine di questo mondo avrà di sicuro l’effetto positivo di fermare la mattanza dei cavalli, che sta trovando qualche riga di spazio solo dopo l’ennesimo massacro di Aintree (il Grand National è la corsa più spettacolare del mondo, ma se la vita fosse giusta dovrebbero correrlo degli uomini specialisti delle siepi), quindi le grida di dolore che arrivano dalle varie componenti dell’ippica sembrano davvero fuori dal tempo. Il più fortunato dei cavalli non ha scelta, come è chiaro anche nei tanti criminali palii che si corrono in quell’Italia mai uscita dal Medioevo, il più sfortunato degli uomini invece sì: e Kipsiele Koech o Kemboi non sono sfigati, ma super-professionisti. Che corrano loro. A Siena e a Ronciglione si divertiranno lo stesso, mentre il vecchio dell’ippodromo potrà impiegare meglio i suoi soldi andando con un travestito. Onais e Dooneys Gate, non torneranno in vita, la leggenda di Red Rum lasciamola dov’è, ma almeno i loro simili potranno morire senza che qualcuno li calpesti.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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