In the box
Carattere Psycho
Stefano Olivari 24/05/2007
Domenica 13 maggio, dopo l’ennesima sconfitta stagionale del Manchester City – questa volta a White Hart Lane contro il Tottenham -, Stuart Pearce è stato sollevato dall’incarico di manager degli Sky Blues. Era una decisione che era già stata presa tempo fa e che doveva solo essere ufficializzata. D’altra parte l’annata del City è stata veramente disastrosa e solo grazie ad un girone di andata appena decente gli uomini di Pearce non sono mai stati coinvolti nella lotta per non retrocedere. A Pearce ora rimane la conduzione della selezione Under 21, incarico affidatogli dalla Federazione proprio quest’anno.
La storia di Stuart Pearce però è da grande del calcio inglese e la sua intera carriera – sia da giocatore che da tecnico – non ce lo può non rendere simpatico. Stuart Pearce è nato il 24 aprile del 1962 ad Hammersmith, zona ovest di Londra. Dopo un inizio di carriera al Wealdstone (vi approda nel 1981) nel 1983 viene ceduto al Coventry City, dove inizia la sua vera e propria carriera da professionista. Nell’estate del 1985 il passaggio alla società che gli segnerà – in positivo- l’intera carriera, il Nottingham Forest di Brian Clough. Quell’estate Pearce – che giocherà sempre come terzino sinistro – arriva a Nottingham assieme ad un altro giocatore del Coventry, Ian Butterworth. Mentre il secondo però resterà nella città di Robin Hood soltanto due stagioni collezionando la miseria di 33 presenze, il nostro vestirà la maglia del Forest fino al 1997 diventandone una vera e propria bandiera. Arriverà a collezionare 522 presenze, fra le varie competizioni, condite da 88 gol. Solo Bob Mc Kinlay e Ian Bowyer, per ora, hanno fatto meglio di lui in maglia Forest. Nel Nottinghamshire Pearce si conquisterà anche quel soprannome, Psycho, che ancora oggi si porta dietro. Soprannome che gli viene affibbiato per una serie di motivi. Forse perchè quando scende in campo al Baseball Ground di Derby – in casa degli odiati rivali del County – saluta il pubblico locale muovendo la manina in modo ammiccante e faceva dei sorrisini cretini, forse per il suo modo di giocare duro, che a volte improvvisamente diventa anche catttivo, o forse ancora per la sua passione smodata per la musica rock (il primo a portare delle musicassette dei Sex Pistols nello spogliatoio del City Ground). O più semplicemente per quella faccia da…Psycho.
Anche la sua carriera nella nazionale inglese è brillante (78 presenze complessive), ma di lui in maglia bianca si ricorda soprattuto l’errore decisivo ai rigori durante la semifinale di Italia ’90 contro la Germania Ovest. Pochi ricordano che il buon Pearce si vendicherà di quell’errore sei anni dopo durante gli Europei che i Leoni giocano in casa: proprio ai rigori finali contribuisce con la sua rete contro la Spagna al passaggio in semifinale. Dopo quell’errore dal dischetto a Torino Pearce subisce veri e propri attacchi in tutti gli stadi britannici nei quali il Forest va a giocare. Spesso i tifosi lo accolgono al grido di “Pearce is a German”, ma quella stagione successiva ai Mondiali italiani è anche la migliore per Stuart da un punto di vista realizzativo, visto che mette a segno 16 gol e contribuisce a portare il Forest ad una finale di FA CUP persa poi contro il Tottenham. Nove anni dopo qull’errore davanti a Bodo Illgner che ha fatto disperare tutta l’Inghilterra, a Pearce viene consegnato l’MBE (baronetto, nella traduzione italiana) e questo gesto sembra un po’ una riconciliazione con l’intera nazione. Oggi Pearce si può godere il suo incarico da allenatore dell’Under britannica e vivere pacificamente godendosi i figli Chelsea (tifoso però del QPR) e Harley Phoenix , chiamato così perchè se un giorno avrà una carriera da rockstar, deve avere già un nome da rockstar. Psycho appartiene al passato.
Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com