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Campioni senza uccidere

Stefano Olivari 17/12/2009

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di Stefano Olivari
La difesa dei diritti degli animali porta molti verso la scelta vegetariana, più o meno dura e pura. Ma è sempre meglio causare tre morti che quaranta, bisogna ricordarlo a quelli del sorrisetto genere ‘Eh, ma allora le scarpe?’.
Inutile dire che il mito della carne è duro a morire soprattutto presso gli sportivi professionisti, come dimostrato dalle critiche ricevute da Jerry Stackhouse per la sua scelta avvenuta proprio nel bel mezzo del suo contratto con i Dallas Mavericks della Nba. Il più famoso fuoriclasse vegetariano della storia è però Paavo Nurmi, che non fece questa scelta in età adulta come Stackhouse e tantissimi altri (fra i miti assoluti metteremmo Carl Lewis, Ed Moses, Martina Navratilova): il finlandese vincitore di 9 ori olimpici nel mezzofondo in tre diverse Olimpiadi (con Los Angelese 1932 che gli fu negata per la solita ipocrisia su professionismo), non mangiò nè carne nè pesce dalle scuole elementari fino alla morte. Pensieri che ci sono venuti in mente dopo aver letto della difficoltà della trentacinquenne guardia, uno dei tanti ‘Next Jordan’ non diventati Jordan ma comunque ottimi professionisti, a trovare squadra. Non certo perché è vegetariano, forse per il carattere che lo ha portato a litigare con metà dei compagni e degli avversari incontrati in una carriera dove l’anello è stato solo sfiorato: una delle chiavi dell’incredibile serie finale del 2006 fu infatti la sua squalifica in garacinque (vinta dagli Heat) a causa di un ‘flagrant’ contro Shaq.

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