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Esercizi di ciclostile

Campioni da localizzare

Stefano Olivari 08/02/2008

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1. What’s Whereabouts? La domanda sorge spontanea, ormai tramontata ogni ipotesi di ragionamento a freddo sulla notte calda degli ispettori Coni (o della madama di San Vincenzo). La verdellea (già rosea) ne ha scritte di tutti i colori fin dalla mattina seguente. “Un blitz in piena regola, con in più un giallo legato all’orario”. “Anche se ci fosse stata la comunicazione alla Wada del ritiro, mancherebbe quella – comunque obbligatoria – della cena fuori albergo”. “Cunego rischia tre mesi”. L’accertamento dei fatti superati dalle opinioni passa per la risposta ad altri angosciosi quesiti. Perché la conferma d’iscrizione annuale alla lista controlli Rtp è arrivata a molti Lampre-Fondital ma non a tutti? Praticare test sangue e urina a mezzanotte significa forse venire incontro ai bisogni dei corridori, perlomeno a quelli affetti da enuresi? Che differenza c’è tra la strategia di localizzazione del ciclista in tempo di pace e quella di localizzazione del nemico in tempo di guerra? Ma come si mangia al Gualdo del Re di Suvereto, specialità filetto? Documento: manuale utente programma anti-doping http://www.uci.qch/Modules/BUILTIN/getObject.asp?MenuId=MTUyODY&ObjTypeCode=FILE&type=FILE&id=MzYyNjM&
2. Il più incredibile o meno credibile degli sport professionistici – così passatista da far cantare al Memo Remigi di “Innamorati a Milano” l’inno ufficiale di Varese 2008 – sapessi com’è strano ma non riesce a vedersi nel futuro. Forse perché miope e perché manca di una vision, osserverebbe Barack Obama (sostenuto dagli attivisti per l’uso della bicicletta nelle metropoli). Al presente le varie componenti del movimento fanno/percepiscono un blocco. La federazione internazionale non si smuove dal vecchio programma di massima sottoscritto a suo tempo da Hein Verbruggen e più recentemente controfirmato da Patrick McQuaid. I grandi organizzatori corrono da soli. Le squadre sono per un governo di grosse koalition che amministri la transizione verso nuove regole condivise, comprese quelle d’ingaggio. A proposito d’inviti a sorpresa, a completa discrezione del padrone di casa. Angelo Zomegnan ha dichiarato un quarto criterio di selezione, a ruota degli imponderabili “eticità, qualità, internazionalità”. Al Giro preferiscono quei gruppi sportivi che vantano una certa “storicità di rapporti con Rcs”, scrive ahilui in una nota. Gli esclusi vi leggeranno una riedizione della casta.
3. Fortuna che è saltato il Sardegna. Peccato per il provincia di Grosseto. Sì, ci mancava giusto la Challenge Calabria. E meno male che prima del Lombardia non si corre più il Piemonte: meglio così, di questi tempi. Troppe corse per troppo pochi professionisti di livello, nel calendario dell’attività nazionale. I promoter locali fanno a gara per accaparrarsi la presenza di qualche team ProTour al foglio di firma, autografato come una cambiale scoperta. Se partono i migliori non c’è gara, la posta in palio se la spartiscono tra loro da bravi compagnucci. Se invece arrivano i restanti – magari qualche precario di una formazione Continental – pubblico e comitato lamentano nell’ordine l’apocalisse del ciclismo moderno, accidenti all’Euro e alla globalizzazione, mannaggia la crisi dei valori eccetera. Ma certi gloriosi albi d’oro si sporcano oggi fin dall’inizio, da quando si rigetta l’innovazione di una formula (caratterizzazione della prova e del percorso, eventuale sinergia con un’altra manifestazione) e da quando non si vuole considerare l’ipotesi di ricollocazione dell’evento in altro periodo. Ieri è già tardi, qui o si cambia o si muore.
4. Il Boom del ciclocross non è certo un fenomeno stagionale. Senza fisico e senza tecnica non si vincono due mondiali in quattro mesi (il primo a cronometro, tra gli Under 23 criptoprofessionisti). Lars Anthonius Johannes ha davanti una carriera lunga minimo come il suo nome o come la sua anima. E il massimo l’ha dato a Stoccarda, quest’olandesone 191 X 71. Risultato: tempo finale migliore anche di quello di un Mikhail Ignatiev, e a una media oraria da piazzamento nei dieci tra gli Elite. A Spresiano altro numero da fuoriclasse e altro titolo iridato. Ma questa volta dimostrando più intelligenza tattica che forza atletica, alla faccia dell’inesperienza e della pressione del pronostico. I due espertissimi Nys e Vervecken hanno mangiato polvere in una sola boccata, tutta all’ultimo giro. Argento vivo a Zdenek Stybar, 1985 come l’oro. Il nuovo che avanza s’è poi visto ventiquattr’ore prima, nettamente davanti al francese Duval e al nostro Cominelli. Quell’imprendibile Niels Albert avrebbe fatto bene pure il giorno dopo, pensavano male i fiamminghi. Fiumi di birra al lago Le Bandie, un mare di gente. Video: http://www.youtube.com/watch?v=QXKudnmslsM

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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