Bollicine per Vasco

27 Giugno 2023 di Paolo Morati

Quest’anno si festeggiano i 40 anni di Bollicine, l’album (e il singolo) con cui Vasco Rossi vinse il Festivalbar del 1983. Album, il sesto dell’uomo di Zocca, capace di diventare simbolo fin dal primo secondo di suono frizzante, icona all’epoca estiva dopo essere stato lanciato a Sanremo con l’immortale Vita spericolata. E vinile (sì, vinile) che contiene le diverse facce del Vasco non ancora inseguito dalle masse e oggi culto ripetitivo in concerti enormi. Che però solo chi ha vissuto quegli anni può comprendere appieno, così come il momento storico per la musica italiana e di tutto il mondo ancora a cavallo tra l’analogico e il digitale che più avanti stravolgerà tutto. Live compresi.

Ma non divaghiamo. Bollicine, premiato all’Arena di Verona in un playback confuso, è un album che racconta in 34 minuti scarsi il Rossi-pensiero non solo in parole ma anche in musica accompagnato dai fidi compari di quella prima vita artistica. E allora dopo la title track, piena di parole e allusioni, si prosegue con Una canzone per te (chitarra di Dodi Battaglia), dolcissimo racconto con quella frase finale da scolpire nella pietra, “Ma le canzoni son come i fiori, nascon da sole, sono come i sogni…”, e poi giù a memoria. Terza è Portatemi Dio, canzone di richiesta, “Gli devo parlare, gli voglio raccontare, di una vita che ho vissuto e che non ho capito…”, sul senso di avere un colloquio diretto con il Creatore.

Il quale probabilmente gli avrebbe risposto “Te la sei voluta la ‘Vita spericolata’… cosa vuoi da me”, canzone quella presentata all’Ariston che appunto fa subito storia. Inutile parlarne troppo, in 40 anni se ne è detto e scritto tanto. Ognuno ha i suoi ricordi, comprese le critiche verso l’inno alla vita come Steve McQueen, piena di guai (appunto). E ognuno ha il suo viaggio diverso. Diverso anche per quelle Deviazioni di cui successivamente chiede, a smascherare le ipocrisie “Credi che basti avere un figlio, per essere un uomo e non un coniglio?”. E poi c’è un brano come Giocala, invito a non perdere le opportunità, le scelte, i freni, i dubbi: “Corri e fottitene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio, ci fosse anche solo una probabilità… Giocala”. Con un sax che con il parlato lancia il lunghissimo finale.

Dopo Ultimo domicilio conosciuto (titolo presso in prestito dal cinema…), sostanzialmente una dedica alle radio private così protagoniste nella vita del Vasco più giovane con la rievocazione iniziale della chiusura dei ponti radio, il sesto lavoro del Rossi si conclude con Mi piaci perché, celebrazione in veste primaria delle qualità di una donna secondo un pensiero senza filtri: “Sporca, falsa, porca, bugiarda, bella bionda, donna, gonna… bastarda”. Fino al rapidissimo “Lei è la tua mamma?” a chiudere l’episodio. Musicalmente (e non solo) graffiante, con session lunghe che oggi nell’era delle playlist e dell’aut tune ci sogniamo, Bollicine è insomma grande storia con la definitiva esplosione commerciale sancita anche dal live Va bene, va bene così. Poi noi forse abbiamo amato di più il successivo e interlocutorio Cosa succede in città, ma ne abbiamo già parlato

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