Ancora in cielo

30 Maggio 2010 di Stefano Olivari

A Italia Novanta l’effetto simpatia del Mondiale spagnolo è svanito, per il Camerun che ha come volti riconoscibili in tutto il pianeta solo il trentottenne Roger Milla e il trentacinquenne Thomas Nkono. Sembra tornato ad essere ‘solo’ una squadra africana, abbonata ad una onesta eliminazione nella prima fase.
A maggior ragione in un girone che comprende l’emergente Romania, la reclamizzatissima Unione Sovietica di Lobanovski (il calcio del Duemila e tutto il resto) e nientemeno che i campioni in carica dell’Argentina con un Maradona fresco del secondo scudetto napoletano. Ed è proprio contro la nazionale di Carlos Bilardo che il Camerun apre il suo Mondiale ma anche in generale Italia Novanta. A San Siro l’8 giugno, in un tardo pomeriggio dal caldo soffocante, dopo la cerimonia di apertura della manifestazione tutto sembra pronto per una passeggiata degli argentini. Che in effetti dominano, con gli africani asserragliati in difesa e autori di un numero di falli che sfugge a ogni conteggio. In contropiede però la squadra allenata dal sovietico Nepomniachi è pericolosissima. Prima con Makanaky (salvataggio sulla linea di Simòn), poi con Francois Omam-Biyik. Ventiquattro anni, attaccante in Francia con la maglia del Laval, Omam-Biyik fa tremare Pumpido con un sinistro dal limite e costringe alla prudenza negli sganciamenti Nestor Sensini.
Il primo tempo si chiude sullo zero a zero, con Nkono che si dirige verso gli spogliatoi parlottando con Maradona e quasi si scusa per il trattamento duro a cui è sottoposto. Claudio Caniggia sostituisce Ruggeri e va a far compagnia ad Abel Balbo nell’attacco albiceleste, sperando che Maradona inventi qualcosa. Nkono sembra pronto a raccogliere il pallone in fondo alla sua rete e al centrocampista André Kana-Biyik (fratello di Francois) viene mostrato il cartellino rosso da Vautrot, ma a metà del secondo tempo si fa la storia. Calcio di punizione dalla fascia sinistra dell’attacco del Camerun, cross basso e deviazione di Makanaky che fa impennare il pallone verso il centro dell’area. La sfera sembra altissima ed imprendibile per chiunque non sia un saltatore in alto di livello olimpico. La sfortuna dell’Argentina è quella di trovarsi il saltatore in alto proprio in mezzo alla propria area, nel momento meno indicato. Omam-Biyik sale letteralmente in cielo, con un balzo mai visto nella storia del Mondiale al punto che il suo marcatore Sensini arriva con la testa a malapena a sfiorargli i glutei. Un secondo che sembra durare ore, un gesto sbalorditivo, un pallone schiacciato verso la rete. Pumpido è sulla traiettoria ma se lo lascia sfuggire, non tanto per la difficoltà dell’intervento quanto perché non pensava possibile per un essere umano arrivare così in alto. Uno a zero Camerun.
In vantaggio e con un uomo in meno ci si difende e basta. A dieci minuti dalla fine l’eterno Milla entra per tenere palla, ma Caniggia è scatenato e nel finale un fallo su di lui porta all’espulsione di Massing. In due di meno gli africani sputano sangue, spinti dal pubblico milanese schierato dalla loro parte (ma sarebbe meglio dire contro Maradona, rivale di Milan e Inter), e portano a casa un risultato storico per loro e per il loro continente. Arriveranno lontano, al quarto di finale con l’Inghilterra, con il rimpianto di non essere arrivati lontanissimo. Ma Omam-Biyik rimarrà in cielo per sempre.
stefanolivari@gmail.com
(pubblicato su Guerin Sportivo – Storie)

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