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Alfabeto verticale, il rischio di vivere

Paolo Morati 20/12/2015

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Alfabeto verticaleQuando ci capita di dire che amiamo la montagna la risposta che spesso riceviamo è la seguente: bello certamente ma troppa fatica, meglio il mare. A chi come noi invece pensa che camminare, arrampicare, scalare andando a toccare la roccia con le mani, la terra o il ghiaccio con i piedi, trovandosi mai soli seppure soli, mentre una nuvola nasconde il caldo o il vento porta la pioggia vicina per poi allontanarla improvvisamente, ci sentiamo di consigliare la lettura di Alfabeto verticale, la montagna e l’alpinismo in dieci parole (Il Mulino). Scritto da Franco Brevini, il volume si percepisce nell’andamento di lettura proprio come una salita e discesa, tanto che va letto con passo fermo e sicuro, ritmo costante e senza strappi, per riflettere sui particolari mentre ci si ferma in un rifugio. Ogni capitolo è un viaggio a sé che mette insieme nozioni storiche, avventure, episodi decisivi ed esperienze dirette dell’autore, non annoiando mai proprio per quei salti temporali che proprio in un attimo di possibile stanca riaccendo l’interesse per la meta.

Le dieci parole che Brevini porta in primo piano sono altezza, arrampicata, bufera, dolomiti, ghiaccio, gran paradiso, immensità, rischio, scialpinismo, tunu. E lo fa senza mitizzare o enfatizzare, ma raccontando e spiegando anche i percorsi che negli anni hanno ad esempio portato all’evoluzione dell’arrampicata, le scuole di pensiero, i contrasti che ci sono stati e continueranno ad esserci. Dai materiali che cambiano alle conquiste di vette mitiche come il Cervino (da cui parte il libro) o il temibile Eiger, da tragedie avvenute o semplicemente sfiorate, fino ad esploratori come Julius Von Payer, Alfabeto verticale è un viaggio che mette insieme visione e filosofia, tenacia e leggenda, guerra e arte, restituendo un’immagine completa dell’esperienza degli spazi montani o certamente vicini all’esperienza di scalare ed esplorare, fornendo diversi appigli saldi a cui tenersi.

Difficile dire quali delle dieci tappe sia la migliore, ma per noi che conosciamo bene in lungo e in largo la Valle di Cogne è stato particolarmente emozionante trovare nomi, riferimenti e considerazioni su qualcosa che abbiamo visto e toccato direttamente tra le pendici e le cime del Gran Paradiso. Certo non possiamo definirci degli alpinisti professionisti, ma anche solo leggendo Alfabeto verticale chi appena sa cosa vuol dire ‘stare in montagna’ può trovare il giusto appiglio per respirare bene con la mente. Per gli altri resta un buon riferimento da cui partire e comprendere perché anche i più insospettabili decidono a un certo punto di mettere lo zaino in spalla e cominciare una partita con la vita e la natura, a volte tanto magnificamente rischiosa non solo da guardare.

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