Musica

1989, l’estate della Lambada

Paolo Morati 25/06/2019

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Quella del 1989 fu l’ultima estate del decennio magico, quello spensierato e incosciente in cui tutto appariva rose e fiori, in cui le città erano qualcosa da bere, gli smartphone non esistevano, e di dischi se ne vendevano ancora a vagonate.

Un’estate di passaggio, per chi come noi aveva raggiunto la maggiore età seppur parzialmente inconsapevoli della propria esistenza e dei suoi perché, che scrivevano ancora lettere sulla carta (o avrebbero dovuto farlo) e in vacanza usavano i telefoni pubblici a gettone per far sapere se e dove si trovavano alla ‘mamma’. La quale, nonostante gli anni, non avrebbe mai rinunciato ieri oggi e domani al suo ruolo.

Ecco, la mamma, celebrata nel brano di Edoardo Bennato (Viva la mamma appunto, pubblicata in Abbi dubbi), sparato dagli altoparlanti delle spiagge e dalle radio che viaggiavano nei prati di montagna, una canzone retrò che sapeva (e sa ancora) di sole e caldo. E che si giocò fino all’ultimo il Festivalbar poi vinto da un altro futuro classico, Ti pretendo di Raf, scuola Bigazzi e alfiere del pop italiano più moderno. Niente da dire, bel ritmo, con innesti funky, il suo, capace di superare anche il ventitreenne Jovanotti iper disimpegnato de La mia moto e del relativo video con la partecipazione di Rosita Celentano e Francesco Salvi.

E mentre l’iconico Sandy Marton si giocava la sua ultima vera hit (La paloma blanca) e Sabrina regalava con Gringo l’ennesima esibizione di culto, giravano parecchio bene quella estate anche i 33 giri, con l’enorme successo di Oro Incenso & Birra di Zucchero (con il trentennale recentemente qui celebrato) o quello di Liberi liberi di Vasco Rossi, che nei dodici mesi diedero la ‘paga’ ai nomi più internazionali, dai più consolidati – come Madonna uscita quell’anno con Like a prayer o i Simply Red che pubblicarono a News flame – così come le ovvie meteore del caso, tra cui i Bliss di I hear your call. La Svezia intanto non mancava di lanciare l’ennesimo progetto di successo, i Roxette di The look capaci poi nelle stagioni successive di imporsi in tutto il mondo, mentre la Spagna riuscì a piazzare anche in Italia i suoi Mecano. Figlio della luna con la sua ricetta suadente imperversò nelle radio ma la band stentò a ripetersi in modo così clamoroso, perlomeno da noi.

Tuttavia il vero e deciso tormentone di quella estate fu (la) Lambada, dei Kaoma, ricordata ancora oggi sia come canzone che come ballo. Ed esempio di come un’idea musicale prima di diventare una hit mondiale possa anche aspettare anni, e più passaggi di mano. L’originale era infatti un’esecuzione dei boliviani Los Kjatkas scritta da Ulises e Gonzalo Hermosa, Llorando se fue, del 1981 (con conseguente accusa di plagio) che a sua volta era stata riproposta in modo più ritmato nel 1986 dalla brasiliana Márcia Ferreira con il titolo di Chorando Se Foi, per arrivare infine alla versione che tutti abbiamo ancora nelle orecchie.

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