Musica

1984, un’estate da Fotoromanza

Paolo Morati 24/07/2024

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Questo amore è una camera a gas, è un palazzo che brucia in città. Questo amore è una lama sottile, è una scena al rallentatore”. Con questi versi Gianna Nannini centra il ritornello da 10 e lode. Il brano, Fotoromanza, è quello con cui vince il Festivalbar del 1984, entrando finalmente di diritto nel mainstream orizzontale grazie a un brano che sposa classico e moderno. Non a caso amato, in quella estate straordinaria, da più generazioni. Una consacrazione per la rocker senese che, già a dire il vero capace di registrare successi, si afferma definitivamente con Fotoromanza e l’album Puzzle. È il suo sesto lavoro, e il primo a entrare nella Top 10 italiana per un’artista apprezzata in Europa, Germania in primis.

Contemporaneamente la stessa estate è quella dell’italo disco, che prosegue nel suo momento d’oro con un’offerta estremamente varia. Alcuni progetti nati direttamente dal mondo delle discoteche, come i The Creatures (grande hit la loro Maybe One Day), altre dai maghi della radio, come Sandy Marton (People form Ibiza) scoperto e lanciato da Claudio Cecchetto. E ancora i dj Alberto Carrara (Shine on dance) e Riccardo Cioni (Olè-oh). E che dire di Savage (Only you), alias Roberto Zanetti, intervistato anche da Indiscreto, le Fun Fun (Color my love) con dietro le quinte la voce di Ivana Spagna prima del successo internazionale, le grandi melodie dei Novecento (Movin’ on) e della voce di Dora Carofiglio anche su The Night (proposta da Valerie Dore). E poi Gary Low (La colegiala), Gli Scotch (Disco Band), Comanchero di Moon Ray… un dominio incontrastato tra spiagge e luci e stroboscopiche. Fino alla canzone che va ancora oltre, ossia Self control di Raf, che emerge in tutta la sua potenza dalle esperienze punk londinesi prima di virare sull’italiano. Così come accade, in un altro genere, per Mike Francis e l’indimenticabile Survivor.

Tante le conferme (i Righeira bissano con No tengo dinero, Gianni Togni non sbaglia un colpo con Giulia, Scialpi esce dal post atomico con un brano scritto nell’adolescenza, Cigarettes and coffee, Sergio Caputo sfodera Italiani mambo), gli esordi importanti (Luca Carboni, Ci stiamo sbagliando…), le ultime produzioni di proposte che segnano gli 80’ (Il treno del caffè del Gruppo Italiano). Mentre Vasco Rossi raccoglie l’onda lunga di Va bene va bene così. E poi dall’estero prima di tutto band come i Talk Talk di Such a shame e It’s my life, gli Alphaville di Big in Japan, i Van Halen di Jump, i Culture Club di Victims e i Frankie Goes to Hollywood di Relax. Ci sono poi le atmosfere soul di Paul Young (Love of the common people), il pop moderno di Nik Kershaw (Wouldn’t it be good), le storie iconiche di Cindy Lauper (Girls just want to have fun), la poderosa voce di Alison Moyet (Love resurrection) e potremmo continuare all’infinito. Poi, in quei giorni, a noi rimangono subito impresse nella memoria Un boa nella canoa di Andrea Mingardi e Belle mulatte di Alberto Solfrini. A 13 anni valeva (quasi) tutto.

info@indiscreto.net

 

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