Anni Ottanta
Zero in condotta
Stefano Olivari 07/01/2023
Grazie ad un amico di Indiscreto, che ancora ringraziamo, abbiamo potuto vedere per intero Zero in condotta, film che per noi corrispondeva al Sacro Graal visto che per quasi quarant’anni (è del 1983) siamo riusciti ad intercettarne soltanto spezzoni, anche nell’era di YouTube, Dailymotion, eccetera. Film ovviamente di culto, visto che è popolato da attori vanziniani di seconda fila e basato su una delle architravi del cinema italiano, la nostalgia degli anni Sessanta, che ciclicamente torna ma che negli anni Ottanta era a livelli incredibili, con grandi risultati come Sapore di mare ma anche con tante produzioni trash.
L’opera di Giuliano Carnimeo, un mito del cinema di genere (ma i suoi generi forti erano altri, Sartana e dintorni, certo non il teen movie alle vongole), è ambientata appunto a metà anni Sessanta, nell’ultima classe di un liceo classico romano ed ha come protagonista Angelo Maggi (nel film Petrocelli), al suo unico film da protagonista ma nell’eternità come uno dei marchesini Pucci (l’altro è Paolo Baroni, più tardi maggiordomo da Vespa) di Sapore di mare. Il ragazzo ha la fissa delle ragazze, e già questo dice quanto il film sia datato, ma è piuttosto sfigato ed ha in ogni caso problemi di eiaculazione precoce al punto di essere soprannominato Speedy Gonzales.
La recensione di questo fantastico film, che abbiamo centellinato come un grande brandy, potrebbe terminare qui ma non sarebbe giusto nei confronti di una ventunenne Elena Sofia Ricci, bravissima nella parte della smorfiosa che impazzisce per il bello della classe (un Sebastiano Somma quasi irriconoscibile rispetto a quello seriosetto da fiction di Rai 1) ma poi si adatta a Petrocelli, e di pretoriani dei Vanzina come Gianfranco Barra (forever padre di Marina Suma) nella parte di un professore soprannominato ‘Pallesecche’, di Ennio Antonelli (forever padre di Bruno Sacchi) in quella del bidello, di Annabella Schiavone (forever moglie di Zampetti) in quella della madre di Petrocelli, di Giacomo Rosselli (forever Daniele nei Ragazzi della Terza C) e dell’onnipresente Giorgio Vignali.
La grevità delle situazioni (tipo Petrocelli sorpreso a masturbarsi nello spogliatoio delle ragazze) e delle battute è semplicemente divina, così come l’apparizione di Antonella Lualdi, milf prima che esistessero le milf, che distoglie Petrocelli dal proposito di emigrare in Svezia (con l’obbiettivo del sesso, va da sé). Attrice di successo e donna meravigliosa, la Lualdi, prova che la genetica è una scienza esatta visto che è madre di Antonellina Interlenghi e nonna di Virginia Sanjust. Ma la bellezza di Zero in condotta consiste nell’essere un B movie consapevole di esserlo, girato in supereconomia, con gli occhi di oggi invecchiato meglio di tanto cinema medio, per non parlare delle fiction televisive.
Il modo in cui il film si chiude, con la descrizione di come sono finiti i personaggi vent’anni dopo, è molto divertente ed è stato secondo noi copiato in Notte prima degli esami, che è del 2006 e nel campionato delle commedie gioca invece in serie A. Zero in condotta come atmosfere ricorda molto Chewingum (da Indiscreto già recensito e che in comune ha la presenza dell’ottima Orsetta Gregoretti), con citazioni anche della commedia sexy anni Settanta, che del resto Carnimeo ha frequentato dirigendo fra le altre Nadia Cassini. Insomma, pur avendo una fotografia indegna anche dei Super 8 di una Cresima di quegli anni, è un film che i competenti sanno apprezzare. Colonna sonora super.
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