Yorgo Voyagis, uno che abbiamo già visto

29 Agosto 2014 di Enrica Panzeri

Cosa accomuna L’ultima Valle, unico film europeo sulla Guerra dei Trent’anni con Michael Caine e Omar Sharif, e Eccezzzziunale veramente? Cosa lega Chronique des années de braise, primo titolo africano a vincere la Palma d’Oro a Cannes a Nosferatu a Venezia, delirante tentativo di remake psichedelico del capolavoro di Murnau a opera del produttore Augusto Caminito, improvvisatosi regista insieme a Klaus Kinski?  E Zorba il Greco alla Casa Stregata? E Miami Vice a Distretto di PoliziaLa spiegazione, senza dover scomodare la teoria dei sei gradi di separazione, è nel nome di un attore presente in ognuno di questi titoli: Yorgo Voyagis.

Greco di nascita, nipote d’arte (sua zia fu un’interprete di teatro molto apprezzata in patria), esordisce appena diciottenne apparendo accanto ad Anthony Queen e Irene Papas in Zorba il Greco, di Michael Cacoyannis; all’epoca campione d’incassi mondiale in virtù anche di una rappresentazione, vagamente stereotipata, di una Grecia sospesa fra squarci di modernità e tradizioni incancellabili. Sono gli anni in cui la penisola ellenica si riaffaccia verso il mondo. L’instaurazione del regime dei colonnelli, nel 1967, paradossalmente favorisce questa nuova ondata, spingendo i suoi maggiori artisti, fra cui Melina Mercouri, Mikis Theodorakis e Costa-Gavras all’esilio in varie nazioni, da cui propagheranno la nuova cultura greca.

Anche il giovane Yorgo Voyagis decide di tentare la sorte oltre confine. Un soggiorno negli Stati Uniti per imparare l’inglese, uno in Francia e infine l’approdo in Italia, dove ritrova Irene Papas, che lo ospiterà insieme ad altri giovani connazionali in cerca di fortuna e con la quale stringe un’amicizia destinata a durare tutta la vita. Il suo viso marcatamente mediterraneo, incorniciato da boccoli neri e illuminato da profondi occhi scuri pare perfetto per il cinema del periodo, orientato verso un tipo di bellezza “sporca” e contestataria, in completa rottura con i volti rassicuranti dei ragazzi “Poveri ma belli” degli anni Cinquanta. Comincia a inanellare una serie di apparizioni in produzioni di diverso tipo: recita nell’Orlando Furioso televisivo, nello spaghetti-western Killer Kid e in Cuore di mamma, datatissimo film di protesta di fine anni Sessanta diretto da un Samperi non ancora baciato dal successo di Malizia.

Sul set di Giarrettiera Colt, uno spaghetti-western estrosamente declinato al femminile, intreccia una relazione con Nicoletta Machiavelli, discendente del più noto Nicolò e palesa l’altra costante che lo accompagnerà per tutta la vita. Accanto a una filmografia vastissima, Yorgo può esibire una collezione di donne da muovere a invidia il più scafato Don Giovanni. In America intreccia una breve relazione con Leigh Taylor-Young, all’epoca sposata con Ryan O’Neal, cui si aggiungeranno, negli anni, i nomi di Marisa Mell, Nastassja Kinski, Diane Keaton e la Valentina televisiva Demetra Hampton. Nella biografia di Malika Oufkir, evasa da un carcere marocchino in cui era stata rinchiusa per 24 anni con la colpa di essere figlia del generale Mohamed, che a inizio anni Settanta tentò di rovesciare la monarchia del Marocco con un colpo di Stato, si leggono parole dolci e malinconiche nei riguardi di un “giovane attore greco di nome Yorgo” conosciuto a Londra.

L’incontro con la donna che diverrà sua moglie e con cui avrà una figlia la cui madrina di Battesimo sarà Irene Papas, avviene però a Roma. Si tratta della moglie di Igor Cassini, fratello del più celebre stilista Oleg e, come nei migliori romanzi d’amore, i due, in preda alla passione, decidono di fuggire insieme in Grecia mentre l’ignaro marito è assente per un viaggio di lavoro. Tre anni dopo calcano insieme la promenade di Cannes. Il film di cui è protagonista vince la Palma d’Oro e ogni tassello sembra incasellarsi alla perfezione, a livello sentimentale e professionale.

Pochi mesi dopo viene contattato da Franco Zeffirelli, all’epoca impegnato in un adattamento sulla vita di Gesù con i cospicui finanziamenti della RAI e di varie TV estere. Dopo averlo sottoposto a vari provini, il regista decide che sarà lui a interpretare il ruolo di Giuseppe, imponendo la sua presenza ai produttori che avrebbero preferito al suo posto un americano, più facilmente spendibile sul mercato anglo-sassone. Al momento della messa in onda della prima puntata, che lo vede protagonista, viene però sfiorato un “derby” in famiglia. I dirigenti RAI, consci delle potenzialità di un’opera dal cast stellare, che vanta fra gli sceneggiatori perfino Anthony Burgess, autore di Arancia Meccanica e dell’Uomo di Nazareth, anticipano e preparano la sua eco mediatica facendone coincidere la programmazione con il periodo pasquale. Domenica 27 marzo 1977 la Rete 1 diffonde il primo capitolo del Gesù di Nazareth. Sulla Rete 2, nel frattempo, viene trasmesso un varietà di 4 puntate, Quantunque io, il cui mattatore Enrico Montesano è affiancato da una partner diversa per ogni serata. Si tratta di attrici di fresca fama, prestate per l’occasione al piccolo schermo: Gloria Guida, Sydne Rome e Janet Agren. A loro si aggiunge Nadia Cassini, sposata all’epoca proprio con Yorgo Voyagis. La puntata in cui è presente, non si sa se per caso o per scelta, va però in onda giusto una settimana prima del debutto del Gesù di Zeffirelli e la disfida tele-coniugale viene scongiurata all’ultimo momento.

È il momento magico di Yorgo Voyagis. Reduce dall’affermazione a Cannes, conosciuto ormai a livello mondiale grazie al kolossal di Zeffirelli, è presente anche nel cast del film designato dall’Italia per concorrere agli Oscar del 1979,  I nuovi mostri, preferito, con uno dei più clamorosi autogol che la storia del cinema nostrano abbia mai registrato, all’Albero degli zoccoli recente vincitore della Palma d’Oro. La sua carriera inaspettatamente sembra invece ripiegarsi su sé stessa. La moglie si afferma come  volto noto della TV e del cinema, soprattutto in film di cassetta, la loro vita di coppia è di frequente al centro delle vicende di gossip e lui dirada le sue apparizioni cinematografiche per convertirsi in agente/manager della consorte. Insieme producono e recitano ne L’assistente sociale tutto pepe, inserendo nel cast l’amica Irene Papas, che, nonostante questo, resterà loro amica. A causa della scarsissima distribuzione e del comprensibile flop, per ripianare i costi sostenuti è costretto, sempre in coppia con la moglie, a recitare nella deprimente e scollacciata pellicola Tutta da scoprire.

L’offerta di impersonare il protagonista de La Tamburina di George Roy Hill coincide con il divorzio e con l’intrecciarsi di una nuova relazione con Diane Keaton, ex compagna di Woody Allen e Warren Beatty. Parrebbe la seconda opportunità che stava attendendo: stipula un contratto in esclusiva con la Warner Bros e approda a Hollywood. La casa di produzione gli mette a disposizione un’assistente personale che, ogni tanto, gli racconta del figlio e del suo sogno di sfondare nel cinema. Si tratta di un ragazzino biondo, con i nonni italiani, che muove i primi passi in alcune pubblicità e filmetti per ragazzi. Il suo nome è Leonardo Di Caprio.

Nonostante le premesse, il salto di qualità non si materializza. Recita in Frantic di Roman Polanski , nella sperimentale e struggente produzione televisiva internazionale Giulia and Giulia e in Mamma Lucia. Sdrucciola però da protagonista a coprotagonista fino a divenire un comprimario, nei panni spesso dell’arabo, del mafioso o, genericamente, del cattivo. Ricomincia a spostarsi fra Francia, Italia e Grecia, vero nomade della recitazione. Partecipa a pellicole per la TV e per il cinema, sia in opere di esordienti come Inverno di Nina di Majo o Amaro Amore di Francesco Pepe, che in produzioni di spicco quali I cavalieri che fecero l’impresa di Pupi Avati fino a 11  settembre 1683 di Renzo Martinelli.

Oggi è reduce dalla buona riuscita televisiva de Il tredicesimo Apostolo, si è risposato con un’attrice inglese di una ventina d’anni più giovane e sicuramente sta lavorando a qualche film o telefilm, da cui spunterà facendo esclamare allo spettatore distratto “Ma io questo lo conosco! Dov’è che l’ho già visto?”.

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