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Economia

WhatsApp sul computer, ma non ci arrendiamo

Stefano Olivari 22/01/2015

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Siamo le uniche persone che conosciamo a non essere iscritte a WhatsApp, pur non frequentando eremiti (se no che eremiti sarebbero?) o poeti maledetti. Non per snobismo anti-tecnologico, siamo anzi come entusiasmo ‘nuovista’ al livello dell’indimenticato nonno multimediale di Mai Dire Gol, ma soltanto per non offrire a vaghi conoscenti, gente magari incrociata in qualche riunione in cui i biglietti da visita vengono sparati con il gesto dell’Uomo Ragno, un’arma in più per rubarci tempo e quindi vita con i pretesti più vari: se si annoiano è un problema loro. La novità, stra-annunciata, è che è diventato possibile sincronizzare le conversazioni e i messaggi WhatsApp fra il proprio smartphone e i propri computer. Per ora con notevoli limitazioni: no iPhone da un lato, no Firefox ed Explorer dall’altro (quindi come browser soltanto Chrome, qui è spiegato con rara chiarezza). Ma di sicuro il servizio migliorerà, non è questo il punto. La mossa di Mark Zuckerberg (WhatsApp è di proprietà di Facebook), neo-appassionato di libri (ne consiglia due al mese sul suo profilo) ha varie motivazioni, di cui una evidente: evitare che il fiorire di app non autorizzate portasse milioni di persone fuori da un ambiente zuckerbergiano, creando un danno enorme a un’azienda che Facebook ha acquistato il febbraio dell’anno scorso per 19 miliardi di dollari. La scommessa di Zuckerberg è sempre la stessa: alle persone reali della propria privacy non importa nulla, non è che tutte siano popstar o maestrini cavillosi, anzi ti sbattono in faccia le loro (nostre) vite come se fossero degne di essere tramandate ai posteri. In tutta la vicenda non manca ovviamente l’asterisco del complottista, basta aprire tre siti tech a caso: secondo questo asterisco Zuckerberg e soci avrebbero acquistato WhatsApp solo per togliere un potenziale concorrente (a Messenger, ma in prospettiva a tutto il mondo Facebook) e quindi il vero obbiettivo non sarebbe quello di farlo funzionare ma di usarlo come dissuasore per tutti gli altri servizi di messaggistica con ambizioni. Ovviamente noi, duri e puri nemici del sistema, siamo su Facebook.

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