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Attualità

Una app per Rebic e Kessie

Indiscreto 27/11/2019

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Cosa è peggio fra Rebic e Kessie che scazzati guardano lo smartphone prima di Milan-Napoli e questa grottesca invenzione della app tattica per giustificarli? Sicuramente la seconda, al di là del fatto che Pioli davvero sia uno degli allenatori che più si affidi alla tecnologia per analizzare e spiegare le partite.

Le immagini di Sky hanno fatto arrabbiare molti tifosi del Milan. Perché la NBA è una bellissima cosa (si fa per dire, siamo in una fase in cui ci fa vomitare), con gli sguardi persi e quelle mega-cuffie che non hanno nemmeno Fargetta e Molella, ma è appunto la NBA. Qui se non vinci ti viene rinfacciato anche il modo in cui respiri, figuriamoci quindi se poco prima di una partita decisiva dai l’impressione (concediamoci il dubbio che la app esista davvero) che non te ne freghi niente.

Il caso poi ha voluto che Rebic, cioè quello dei due che stava guardando lo schermo della presunta app, abbia giocato da cani e che all’intervallo Kessie, quello che il telefono lo stava giusto tenendo in mano, lo abbia sostituito giocando 45 minuti almeno dignitosi. Se davvero c’era la app allora ha fatto bene Kessie a non aprirla.

Ma cosa volevamo dire? Che siamo così tossici che non ci accorgiamo di quanto tempo ci tolga lo smartphone. Un utente medio lo tocca almeno 2.000 volte (!!!) in una giornata, una ricerca dice 2.617. Una statistica che tiene conto di ogni battitura, quindi un messaggio può contare, mettiamo, per 30. Cerchiamo di essere più precisi: le sessioni medie risultano essere 76, quindi in ognuna ci esibiamo in 34 tocchi. Una cifra comunque mostruosa, perchè dopo ogni interazione il tempo necessario per tornare concentrati su ciò che si stava facendo prima è intorno ai 30 secondi.

In altre parole, lo smartphone è molto più dannoso per un giornalista, un bancario o un panettiere di quanto non lo sia per Rebic e Kessie che si presume almeno in quei 90 minuti di partita o di allenamento non lo tocchino. Anche se il recente numero di Alexander Zverev, sospettato di guardare lo smartphone durante i cambi campo, potrebbe aprire una nuova era. Insomma, nello sport del 2019 Fabio Capello può fare solo l’opionista.

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