Giochi Olimpici

Tokyo 2020, gli influencer del nuoto

Stefano Olivari 26/07/2021

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L’argento nella 4×100 stile libero è la più grande impresa nella storia del nuoto italiano, visto che le staffette danno la dimensione globale di un movimento e noi eravamo rimasti al bronzo della 4×200 di Atene (Brembilla, Rosolino, Cercato, Magnini). Medaglia pesantissima, quella di Miressi, Ceccon, Zazzeri e Frigo. Pretesto anche per una foto che soddisfi il nostro target criptogay (non vogliamo dire femminile perché nessuna donna legge Indiscreto).

Tornando ai quattro azzurri, e senza dimenticare la crudeltà necessaria ai danni di Condorelli (come il portiere di Fuga per la vittoria che si fa rompere un braccio per far giocare Stallone), ecco i loro club: Fiamme Oro, Fiamme Oro, Esercito e Fiamme Oro, giusto ricordare i corpi militari anche in positivo visto che di solito lo facciamo in altra prospettiva. Il problema non è lo stipendio pubblico agli atleti, in fondo è come se dai vari ministeri venissero pagati influencer per pubblicizzare l’Italia, e altri paesi in altre forme fanno lo stesso, ma tutto ciò che sta in mezzo fra gli atleti olimpici e gli amatori.

Chiudiamo il discorso medaglie per oggi: argento di Garozzo nel fioretto e della Bacosi nello skeet, più bronzo di Martinenghi nei 100 rana, anche questo pesantissimo perché pesante è il nuoto. Fiamme Gialle, Esercito e… Aniene! Dobbiamo quindi a Malagò la prima medaglia per così dire civile.

Incollati ad Argentina-Slovenia, per i disumani Doncic e Scola ma non solo per loro. Il fenomeno sloveno ha portato la pallacanestro NBA nel mondo FIBA ed è il primo grande europeo a farlo perché Nowitzki, Parker, Gasol e più indietro fino a Petrovic e Sabonis questi fenomeni giocavano sì da leader ma in nazionale in qualche modo si riconvertivano. Doncic no, da tanta che è la differenza con i compagni, anche con quelli bravi come Prepelic e Zoran Dragic, per non parlare del patriota sloveno Mike Tobey. Però quando le partite contano tutte per la vita e quando si esibisce un fenomeno non si può stare a sottilizzare sul cesso-basket.

A proposito di Argentina, perché staremmo per ore ad ascoltare Julio Velasco, anche se parlasse di filatelia o cucina? Citiamo, cioè rubiamo, una frase letta su un libro di Carlo Pizzigoni: “Quando parlano, gli argentini sembra sempre che abbiano ragione”. Noi pensiamo lo stesso anche degli slavi, grande popolo (cit.)… L’ingaggio RAI più azzeccato, Velasco. Ottima anche Fiona May, puntuale nei commenti, senza far pesare troppo il suo passato, e che non dice mai una parola più del dovuto. Anzi, ne dice meno: qualcuno conosce il suo parere sul cambio di allenatore della figlia Larissa? Sarebbe interessante.

Anna Kiesenhofer potrebbe essere la medaglia d’oro più importante di Tokyo. Perché la prova su strada del ciclismo è una di quelle gare che fanno la differenza fra il bene e il male di una spedizione (quella austriaca, nel suo caso), perché la sua non è soltanto una bella storia di dilettantismo da infiocchettare, per non dire dopolavorismo (è ricercatrice all’università di Losanna), ma perché la sua impresa è un atto d’accusa nei confronti di tanti sport senza mercato, che pretendono di avere il professionismo senza avere un pubblico pagante o sponsor interessati. Invece di guardare a Mesagne guardiamo a Losanna.

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