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Telecronache iperboliche

Alvaro Delmo 15/06/2012

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Non concordiamo con Aldo Grasso che in questo intervento parla negativamente di ritorno agli anni ’80 delle telecronache della RAI in occasione degli Europei 2012. Non lo facciamo – considerazioni qualitative a parte sulla spedizione di quest’anno – per il semplice fatto che rimaniamo dell’idea che quelle telecronache – dei Nando Martellini e dei Bruno Pizzul – erano più vere anche rispetto a quelle oggi considerate al top. Forse non erano migliori televisivamente parlando, nel senso della ricerca della spettacolarizzazione a tutti i costi, ma consentivano di seguire una partita di calcio con la giusta attenzione senza cercare di venderti anche un prodotto scaduto.

Da tempo sosteniamo che i telecronisti dovrebbero limitarsi a dire i nomi dei giocatori – possibilmente giusti – che non tutti i telespettatori possono conoscere e per il resto limitarsi a fornire qualche informazione, con anche delle pause di silenzio. Le spiegazioni tecniche, da affidare a persone effettivamente preparate, si possono tranquillamente lasciare ai post partita.

L’idea è che la gara in tv debba riprodurre semplicemente l’esperienza dello stadio dove al massimo si discute animatamente tra vicini di posto e non esiste nessuno che ti dice quello che sta accadendo (considerato che si vede direttamente) deconcentrandoti ed ’emozionandoti’ artificialmente.

Una posizione che può tranquillamente non essere condivisa, oltre da chi fa televisione – e vuole giustamente mantenere la gente incollata al canale – anche da chi ama percepire uno spettacolo diverso, lasciandosi trasportare più dalle iperbole che dalle azioni reali. Del resto ci entusiasmammo anche noi quando arrivarono in Italia le prime immagini delle telecronache sudamericane con tanto di chilometrici ‘gooooollll’.

Se commento deve essere probabilmente il giusto punto di incontro può essere però una via di mezzo tra la scuola ‘iperbolica’ e quella ‘minimalista’ ma in tutto questo, quando disponibile, l’opzione audio coi soli effetti dello stadio resta in ogni caso un toccasana per chi non teme di annoiarsi e preferisce che il racconto lo faccia direttamente la partita. Anche se brutta.

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