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Sulla sabbia con Recoba

Paolo Morati 18/03/2016

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Ieri Alvaro Recoba ha compiuto 40 anni. No, tranquilli non stiamo per scrivere il consueto articolo per ricordarvi che per noi è stato un grandissimo giocatore, qualcuno per cui tifare al di là della squadra in cui militava. L’idolo calcistico oltre i suoi difetti e indolenze, dotato di estreme qualità tecniche e capace di giocate meravigliose che oggi sarebbero in grado di far vincere a mani basse la Serie A a chiunque. Certo, avendone la possibilità non ci dispiacerebbe fare un salto alla partita di addio al calcio annunciata per il prossimo 31 marzo al Gran Parque Central di Motevideo, a cui parteciperanno Zanetti, Vieri, Toldo, Zamorano e Veron solo per citare alcuni degli ex nerazzurri. Un pazzo pensiero per mezzo secondo lo avevamo fatto, magari anche in compagnia del Direttore lui ex recobiano (come lo era Franco Rossi) ma sotto sotto ormai pentito, pur non ammettendolo mai.

Certamente Recoba ha rappresentato la poesia del calcio che non annoia, nel bene e nel male, quel giocatore che ti dà una ragione unica per guardare una partita, ti esalta e ti fa arrabbiare. Insomma nell’anonimato generale che domina lo scenario odierno qualcuno che ci manca per allentare la noia. Ed è anche l’amore per il calcio che non finisce, tanto che dopo essersi ritirato, con gli ultimi trionfi nelle file del Nacional, ha ora deciso di darsi al beach soccer c0n il Racing club de Montevideo. Segno di chi non si è mai messo su un piedistallo e va avanti con tranquillità sempre con la palla tra i piedi.

Di recente Massimo Moratti ha dichiarato che ha amato più lui di Ronaldo, quello vero, giocatore di un livello irraggiungibile, immarcabile, più veloce della luce. Il più grande che abbiamo visto vestire la maglia dell’Inter. Sul quale però erano positivamente tutti d’accordo e trovargli un difetto era una vergogna. Troppo facile essere suoi tifosi. Recoba è stato (ed è ancora) invece l’emblema della divisione, delle opinioni contrastanti e dei litigi anche tra i migliori amici, capace di oscurare proprio lui l’esordio del brasiliano di Rio contro il Brescia.

Era il 31 agosto 1997. Due gol in venti minuti, con quel sinistro magico che tante volte avrà poi tolto le castagne dal fuoco alla sua squadra. Il piede che, insieme a potenza e rapidità, estro e fantasia, gli ha permesso di incassare tanto nei tempi d’oro del calcio, ma anche fulmini e non solo lire/euro. Ecco avevamo promesso di non parlarne… ma alla fine ci siamo cascati di nuovo. Perdonateci. Auguri Chino, anzi Álvaro con l’accento sulla a.

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