Successo e disfattismo

24 Luglio 2007 di Stefano Olivari

Chiudiamo la stagione di Turborovescio con questa lettera aperta che Ubaldo Scanagatta ha avuto la cortesia di pubblicare sul suo blog lo scorso 18 luglio e che qui riproponiamo. La lettera è stata scrittasubito dopo il successo delle azzurre contro la Francia in Fed Cup e in seguito ad alcune dichiarazioni contro la stampa del presidente federale Binaghi. Successivamente Ubaldo ha contattato lo stesso Binaghi che ha promesso una risposta. Risposta che non è mai arrivata, mentre è arrivato sul sito della Fit un duro attacco a Rino Tommasi con toni – effettivamente – fuori luogo. Non volendo entrare nella polemica tra Tommasi e la Fit, anche perché molto personale, resta da far notare che proprio a questo tipo di interventi dell’ufficio stampa della federazione si faceva riferimento nella lettera aperta. Evidentemente – c’è da pensare – il presidente Binaghi ha voluto dare risposta nel modo a lui più appropriato. Aii lettori di questa rubrica comunque lasciamo il giudizio, augurando loro (e – li rigraziamo di cuore -sono alcune migliaia) buone vacanze. Ci ritroveremo a fine agosto, a meno che il presidente Binaghi non voglia intervenire prima e non per interposto ufficio stampa.
So che non è di moda, ma ammetto una mancanza: non conosco di persona il presidente della federazione Binaghi. O meglio, l’ho visto un paio di volte in occasione della coppa Davis a Torre del Greco, ma non ho mai approfondito la conoscenza, forse anche perché per il mio giornale è più importante raccontare una storia di tennis piuttosto che affrontare beghe federali. E’ una mancanza dunque, ma forse è anche una fortuna, perché al di fuori di certe logiche si può magari dare un giudizio senza prendere per forza le parti di qualcuno. Insomma, diciamolo: il tennis italiano è in crescita. Lenta, leggera, ma in crescita. Lo prova il fatto che il settore femminile (e non solo adesso nella Fed Cup) assicura risultati importanti, lo prova anche qualche timido risveglio dei nostri ragazzi corroborato da segnali confortanti nel settore giovanile. E dunque, ecco, possiamo anche dare ragione al presidente Binaghi quando afferma che qualcosa si sta facendo, anche se a volte in questi risultati magari la federazione non c’entra appieno: l’eredità della gestione precedente era pesantissima e per rimettere insieme i pezzi ci vogliono (e ci vorranno) anni. Ma il lavoro c’è. Detto questo però, vista da fuori la situazione fa sorgere qualche dubbio. Il primo ad esempio è sul perché si sia voluto dare il premio della carica di presidente onorario della federazione all’uomo che lo sfacelo tennistico italiano ha creato, e cioè il mitico Paolo Galgani. E poi: è possibile che una critica, poniamo anche fatta in malafede, debba scatenare una reazione del tipo “chi non sta con me è contro di me”? Insomma: che a una racchettata si debba sempre rispondere con il fucile? Conosco – quelli sì – e stimo molti dei colleghi che si occupano di tennis in Italia. So bene come siamo fatti – in genere – noi giornalisti: siamo un po’ narcisi, amiamo avere ragione e a volte esageriamo con i nostri convincimenti. Ma questo non può giustificare la reazione che il presidente Binaghi ha avuto a Castellaneta Marina dopo il successo delle azzurre. Domando dunque, a Binaghi ma non solo: è possibile parlare e scrivere serenamente di tennis senza essere per forza d’accordo con la federazione? Si può dire che negli Slam siamo ancora lontani da risultati accettabili senza essere additati come disfattisti? Si può affermare che sì, è vero, la coppa Davis non è lo specchio di un movimento, ma sconfitte come quelle in Zimbabwe e Israele sono fallimenti veri e propri? Insomma presidente, se può risponda. Magari evitando, la prego, il tono di certi comunicati firmati dal suo ufficio stampa e visti più volte in passato sul sito federale.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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