Sinner o Panatta?

29 Gennaio 2024 di Stefano Olivari

Jannik Sinner o Adriano Panatta? Dopo il trionfo di Sinner agli Australian Open, primo Slam nel singolare maschile a quasi 48 anni dal Roland Garros di Panatta, la domanda ha poco senso per quanto riguarda i due campioni ma molto se pensiamo all’importanza del tennis in Italia. Secondo noi già adesso Sinner è il miglior tennista italiano di tutti i tempi, comunque entro un anno anche chi non è in grado di avere un’opinione senza Wikipedia considererà il primato di Sinner indiscutibile. Con tutto il rispetto per Panatta, Pietrangeli e, diciamolo, Berrettini, che il suo Slam se l’è giocato nella finale di Wimbledon contro un Djokovic di due anni e mezzo più giovane, senza contare le semifinali a Melbourne e New York e tutto il resto.

Sinner o Panatta? Le loro vittorie Slam, nello sport più duro ed universale del mondo, quello dove non contano le ‘scuole’ né ovviamente le squadre (un portoghese non vincerà mai l’oro olimpico nel fioretto, un eritreo non diventerà mai campione del mondo di calcio), in quale Italia sono arrivate? E che impatto hanno avuto o avranno? La vittoria di Panatta, anticipata da due semifinali sempre a Parigi e unita a quelle di Roma e in Coppa Davis, rese per la prima volta il tennis davvero popolare in Italia, anche per l’estrazione sociale di Panatta. Che era infatti infatti il figlio del custode del Tennis Club Parioli, il circolo dove Pietrangeli giocava, e con questo sarebbe detto tutto.

Nemmeno Sinner arriva da una famiglia ricca o che l’ha spinto a tutti i costi a diventare un campione, però il suo trionfo è arrivato in un tennis che già tutti consideriamo uno sport vero e non un passatempo borghese, con un punteggio difficile da spiegare anche ai bambini più motivati (noi ci abbiamo provato, fra un anno il prossimo tentativo). Di sicuro il fenomeno Sinner porterà ad un boom per le scuole tennis, ma non si può dire che abbia fatto scoprire il tennis agli italiani, se non a qualche giornalista distolto dall’analisi del VAR. L’impatto di Panatta fu invece devastante, e noi stessi nel settembre del 1976 chiedemmo di essere iscritti a un corso, con il sogno di diventare campioni. Accontentati, al Tennis Corvetto dove avremmo giocato per sette anni senza distinguerci in alcun modo.

Tutto era trainato da un Panatta icona pop ben al di là delle vittorie sul campo, ma non bisogna sottovalutare l’impatto di Sinner, che deve mediaticamente farsi largo in un’Italia più calciocentrica rispetto a quella degli anni Settanta. Quindi la domanda per così dire sociale ci sta: Sinner o Panatta? Noi votiamo Panatta.

stefano@indiscreto.net

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