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Signorine buonasera

Paolo Morati 13/01/2014

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Il 3 gennaio sono passati 60 anni esatti dall’avvio delle trasmissioni TV regolari della RAI, con il primo annuncio ufficiale dato da Fulvia Colombo il 3 gennaio 1953 con queste parole: “La RAI Radio Televisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”. Questa volta possiamo finalmente dire che anagraficamente noi non c’eravamo, però l’occasione è buona non tanto (o non solo) per innescare una discussione su che cosa significhi oggi servizio pubblico televisivo, ma anche per parlare più semplicemente di annunciatrici. Ruolo ormai praticamente scomparso perlomeno nella forma a cui eravamo abituati da bambini e ragazzi, con le cosiddette signorine buonasera. La nostra memoria televisiva parte infatti negli anni ’70 del secolo scorso con l’epoca del canale Nazionale e del Secondo Programma, poi diventati Rete 1 e Rete 2 (con l’aggiunta della Rete 3) e quindi Rai 1 e Rai 2.

Ad alternarsi sui teleschermi, rigorosamente in diretta, c’erano nomi come Nicoletta Orsomando (per non far torto a nessuna abbiamo scelto lei come foto rappresentativa, con ogni spettatore che avrà avuto la sua preferita), Annamaria Gambineri, Rosanna Vaudetti, Maria Grazia Picchetti, Paola Perissi, Marina Morgan, Maria Giovanna Elmi, Mariolina Cannuli, Peppi Franzelin, Roberta Giusti, Beatrice Cori, Maria Brivio, Ilaria Moscato… sono questi i nomi che ricordiamo maggiormente del periodo tra infanzia e adolescenza, fino alle ultime ad essere andate in video ossia Alessandra Canale, Katia Svizzero e Maria Rita Viaggi. Tutte con una propria personalità, lontane dall’omologazione.

Un ruolo decisivo quello della annunciatrici della vecchia guardia per sapere che cosa aspettarsi se non si aveva sotto mano un giornale coi programmi, quando Internet e ancor prima il Televideo erano lontani. Ma anche capace di ritagliarsi una finestra di popolarità nelle nostre case proponendo un’offerta ristretta e di qualità e la giornata si apriva e chiudeva con i loro buongiorno, buonasera e buonanotte e quelle sigle con le nuvole (musiche rispettivamente dal Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini e Le armonie del pianeta Saturno di Roberto Lupi, quest’ultima che incuteva un certo timore prima del sonno). Un’epoca in cui i ritmi della televisione – e probabilmente della vita in generale – erano meno serrati, scanditi televisivamente parlando dal monoscopio che appariva e scompariva, non si temeva di mostrare agli spettatori qualche ruga sul viso e dal 1977 al 1991 c’erano due alternative di canone TV da pagare: uno per quella bianco e nero e uno per quella a colori…

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