Sara Simeoni, una vita in alto

10 Settembre 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sulla lunga strada parigina che porta alla Bastiglia mostrando agli amici francesi un bellissimo libro scritto da Sara Simeoni insieme a Marco Franzelli che nello scritto ci affascina più che sul video. Smanioso, come diceva di noi il caro Capitani, di far sapere ai franzosi, a tutti  i fortunati viandanti che possono vivere a Parigi, che quella intitolata ad una delle vittorie importanti di Napoleone è la Rivoli Veronese dove è nata la nostra campionessa olimpica, la signora cavaliere che sognava le Kessler e il balletto e si è trovata a danzare nella flop dance del signor Stone seguendo il bersagliere Bragagnolo, illuminando la reggia atletica di Formia, regalando imprese, sorrisi, dolcezza  ed arguta ironia.

Parigi la prima vera trasferta per una generazione dorata della nostra atletica guidata da Marcello Pagani, la prima avventura per la Gazzetta del cestomante da convertire passando dall’atletica giocata a quella vera seguendo i consigli del Parientè e di Billuoin dove ci aveva  mandato Alfredo Berra perché respirassimo l’aria mistica dell’Equipe, perché potessimo avvicinarci ad un grande amico del Profeta, principe nel giornalismo sportivo come il grande francese. Ringraziando mille volte Gualtiero Zanetti per non averci mai incatenato alla scrivania, per  averci portato a conoscere un mondo partendo da fiori che stavano sbocciando, apprezzandone il profumo, magari anche qualche spina. Ma da Colombes volarono verso cieli altissimi Sara e Pietro Mennea, facendoci prendere una cotta per il loro talento e per Aldo Tomasini, mezzofondista trentino, roveretano, cosa che nel tempo non ci ha mai fatto diventare fratelli come avremmo desiderato con Franco  Fava che sfondando le frontiere seguendo Arese, prendendo a calci il provincialismo, divenne certo più bravo e titolato del nostro biondino.

Invasione settimanale non prevista, ma dopo aver letto il libro di Sara, dopo aver urlato indignato alla fine del primo capitolo per quello che le hanno fatto a scuola, nel suo mondo che le ha regalato premi ma non rispetto, presa in giro dal sistema, usata e gettata, come dice lei passate le feste gabbati tutti i santi, ancora stupita di vedere al comando gente biliosa, permalosa, vanitosa e fintamente smemorata. Tutti in abiti eleganti, ser biss della parola e per questo vincenti più di chi ha vinto davvero sul campo.

Basterebbe il primo capitolo sul calvario scolastico di una che avrebbe voluto portare i ragazzi  al campo, in palestra, trovando sempre porte chiuse, da quella dei presidi a quella dei genitori, a far capire cosa ci ha regalato la fortuna nello sport se alla base si deve fare tanta fatica anche soltanto per fare un po’ di ginnastica. Dicono che le cose cambieranno. Lo dicono da troppo tempo per credere che in una scuola partita con troppe cattedre scoperte ci possa essere posto per gli insegnati di educazione fisica già alle elementari, come ha proposto la Vezzali che ora è olimpionica da mostrare per avere pure i voti.

Doccia gelata su bilanci perduti chissà dove. Lei se ne è accorta cercando una pensione meritata quando stava arrivando ai 60 anni, ma per fortuna, fra gli smemorati nazionali, schivando  le sirene di Sport e Salute, invenzione che ci ha dato così poco e pensa di aver fatto così tanto, anche quando una tiratrice col fucile si prende il pass per le Olimpiadi a Parigi, qualcuno ne ha capito il valore anche fuori dalla pedana di salto. La Rai? Be’, loro di sicuro.

Aspettando di tornare sul basket con buone notizie e tante belle risate vi dovremmo anche dire che se facciamo fatica ad amare chi dirige lo sport in Italia non riusciamo a trovare parole per far capire come proviamo compassione per il basket mondiale in mano a gente che ha organizzato l’europeo delle belle lavanderine. Tutti con le mani nel sapone, campionato allargato e diviso in quattro belle città prima di approdare a Berlino. Giocatori spremuti come limoni, persino quelli della NBA dicevano, a voce alta, che da loro non oserebbero ammazzare i cavalli come è stato fatto in questo euro 22.

Non siamo mai stati innamorati di Ataman, allenatore della Turchia, due coppe vinte in eurolega, ma la denuncia fatta prima della sfida decisiva con la Francia dice tutto di chi un tempo organizzava finali nelle scuderie, nei mercati, bastava che gli organizzatori garantissero buoni pranzi e solide entrate, ora con la televisione si va anche meglio. Dunque Turchia arrivata a Berlino dopo 5 ore di volo dalla Georgia. Larkin, la stella, infortunato. Allenamento previsto saltato per lungaggini in dogana. Albergo, cena , sapendo che l’appuntamento sul campo sarebbe stato per le 12 di un sabato in un giorno da cani.

Salutando Sara ed Erminio, chiedendo scusa a Franzelli per non averlo capito davvero, facendo finta di non sapere che il meraviglioso babbo della nostra campionessa produceva vino senza averne mai bevuto un goccio,  vi invito a comprarlo questo libro dal titolo vero e sincero: Sara Simeoni. Una vita in alto, Edizioni Rai libri.

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