logo

Anni Ottanta

Sanremo 1987, quando si poteva dare di più

di Paolo Morati

Pubblicato il 2017-01-24

article-post

Metti insieme una voce rassicurante come quella di Gianni Morandi, uno dei veri e incontrastati innovatori del pop italiano come Umberto Tozzi e un cantautore intelligente e fuori dai canonici schemi anni Settanta come Enrico Ruggeri. Affida al gruppetto di amici un brano che parte piano e poi accelera diventando un inno irresistibile, come Si può dare di più (“Perché il tempo va sulle nostre vite, rubando i minuti di un’eternità!”), scritto da Tozzi con Giancarlo Bigazzi e Raf. Decidi quindi di miscelare il tutto e di portarlo al Festival di Sanremo, o meglio della Canzone Italiana. Che cosa può accadere se non vincere?

È il 1987 e sul palco dell’Ariston addobbato al neon si canta ancora con le basi, sfondo di ricche batterie elettroniche che rimbombano ed effetti. Il trio (così ribattezzato per l’occasione) arriva come strafavorito e di fatto sbaraglia la concorrenza, precedendo l’abbonato al secondo gradino del podio Toto Cutugno (“Figli della moda, la pubblicità ci frega, poi ci veste tutti uguali”) e la coppia felice Al Bano e Romina Power, in dolce attesa (“Nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi. Ti ritrovi con un cuore di paglia e un incendio che non spegni mai”). Tre canzoni senza cuore e amore, ma con anche (appunto) nostalgia, in particolare per Morandi che deve combattere in serata finale con la notizia della scomparsa del ‘reuccio’ Claudio Villa, suo acerrimo rivale ai tempi di Canzonissima.

È un’edizione in tutto e per tutto ottantiana quella di cui stiamo parlando, con Pippo Baudo gran cerimoniere ad annunciare i voti via Totip e gongolare sul bis di Whitney Houston. Ma è anche un’edizione ricca di brani destinati a durare nel tempo, per tutti i gusti, che lancia e rilancia volti come quello di Fausto Leali che aggredendo Io amo (“Sbadiglia piano una finestra, tra le persiane un po’ di blu”) riporta in primo piano la sua voce roca su un vero classico firmato, tra gli altri, proprio da Cutugno. E ancora c’è Fiorella Mannoia che si emoziona e trova nella straordinaria Quello che le donne non dicono (autori l’accoppiata Ruggeri-Schiavone, “Abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia, è una mancata verità che prima o poi succederà”) il trampolino per il salto di qualità definitivo, e ci sono gli zampettii ironici intelligenti, tra giochi di parole e ritmo, di Sergio Caputo, con Il Garibaldi innamorato (“E attacca banda, e se è una samba, sia suonata da Dio… c’è il Garibaldi innamorato per le strade di Rio”).

Michele Zarrillo, dismessi i boccoli e fattasi crescere la barba, trova invece finalmente la vittoria tra le nuove proposte (La notte dei pensieri, “con me sai stai rischiando tutto quello che hai”) a sei anni da Su quel pianeta libero, anche se dovrà aspettare ancora ‘cinque giorni’ e sette anni per il vero grande successo commerciale, confrontandosi intanto nella sua categoria con alcuni veri e propri esordienti destinati anche loro a fare strada come Mariella Nava (Fai piano, “che vinca il silenzio”) e Paola Turci (Primo Tango, “Stella coi miei tacchi in faccia al cielo, col mio inutile ventaglio, questa gonna boreale che ricade verso Sud”), o precursori passeggeri degli Zero Assoluto (gli indimenticabili Chiari e Forti, Campi d’atterraggio).

Uno di quei Sanremo, quello del 1987, dove insomma tutto ha un senso, e che si fa ricordare fortunatamente non solo per la malandrina spallina di Patsy Kensit, ma anche per la cortese Il sognatore di Peppino Di Capri (“C’è chi mi dice che son folle o che sono fortunato perché chi sogna delusioni non ne ha”) o il post modernismo di Dal cuore in poi di Mango (“Polvere di sole cadrai vicino a me, non mi fa paura l’idea che ho di te”), nonché l’esistenzialismo raffinato di Destino di Rossana Casale (“Cerco ma non mi serve a molto si può esaurire il mondo e non trovarsi mai”) o Dimmi che cos’è de Le orme (“Mio Signore dove sei? Sono tante le paure per un uomo da buttare… in un mondo senza amore”).

A Sanremo nel 1987 lascia il segno anche Mario Castelnuovo (Madonna di Venere, “E suonavano per davvero le campane lì in mezzo al bosco da lassù il lago sembra il cielo…quel posto io lo conosco”), ma il miglior pezzo, quello da cinque stelle piene, è per noi Rosanna, di Nino Buonocore. Un grande classico musicalmente perfetto, così fuori dal tempo e dai tempi, che ci fa ancora oggi stare in pace con noi stessi: “Rosanna, con tutti i tuoi colori, dammi un arcobaleno di cose semplici”. Magari.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Doppio misto

    È più forte di noi: ogni volta che sentiamo ‘Doppio misto’ o che lo guardiamo (alle Olimpiadi ne abbiamo seguiti tanti, in particolare Errani-Vavassori contro Andreeva-Medvedev) pensiamo all’omonimo e storico film. Senza ombra di dubbio il peggiore mai girato dalla coppia Gigi-Andrea, nonostante l’epoca meravigliosa (il 1985), il regista (Sergio Martino) ed il cast che […]

  • preview

    1984, un’estate da Fotoromanza

    “Questo amore è una camera a gas, è un palazzo che brucia in città. Questo amore è una lama sottile, è una scena al rallentatore”. Con questi versi Gianna Nannini centra il ritornello da 10 e lode. Il brano, Fotoromanza, è quello con cui vince il Festivalbar del 1984, entrando finalmente di diritto nel mainstream […]

  • preview

    La presentazione di Maradona

    Per tutti gli sport siamo abituati quasi quotidianamente a presentazioni enfatiche dei nuovi acquisti, con video ’emozionali’ (lo schiavo dell’agenzia lascia per un attimo le fotocopie e cerca su Google, trovando quasi sempre Sirius e Nessun dorma) e domande concordate con l’ufficio stampa. Il 5 luglio del 1984, 40 anni fa che ci sembrano ieri, […]

  • preview

    Giordano alla Juventus

    Abbiamo sempre avuto una sorta di venerazione per Bruno Giordano, che in questi giorni stiamo apprezzando anche come opinionista RAI per Euro 2024, uno dei pochi che vada giù duro anche perché a 68 anni le speranze di rientrare nel giro sono poche. Ed il pretesto per parlare di lui arriva da una trattativa celebre, […]

  • preview

    Italiani al Tour de France

    Il Tour de France parte oggi da Firenze, con Pogacar grande favorito e l’incognita sulle condizioni di Vingegaard, e con un numero di italiani in gara, 8, in linea con i tempi recenti ma che ricorda anche moltissimo il ciclismo degli anni Ottanta. Poi le ragioni sono diverse: oggi la scarsa partecipazione italiana è figlia […]

  • preview

    La fine di Gianni Ocleppo

    Scorrendo vecchi risultati, perché stiamo fra le mille cose scrivendo una storia statistica (in chiave scommesse, non di storytelling) del tennis open, la nostra tendenza ad essere dispersivi è stata intercettata da Ocleppo-Arias del 27 giugno 1984, esattamente 40 anni fa. Dici Gianni Ocleppo e ti si apre un mondo, anche se gli appassionati di […]

  • preview

    L’ultima vittoria di Liedholm

    C’era una volta la Coppa Italia che si concludeva ad estate già iniziata, figlia anche della Serie A a 16 squadre che iniziava a settembre e di ritmi più umani (asterisco per i più giovani: tutte cazzate nostalgiche, l’unica grande verità è che noi avevamo 17 anni). Il 26 giugno del 1984, esattamente 40 anni […]

  • preview

    Arrestato Altobelli

    Arrestato Altobelli! Un grande classico dei giornali del pomeriggio era quello di sparare titoli con cognomi famosi, giocando sull’equivoco. Proprio come si fa sul web in omaggio all’algoritmo di Google. Sulla Notte, che nostro padre comprava sempre, le vette furono toccate con un ‘Bettega è morto’, notizia purtroppo fondata ma che riguardava il pilota Attilio, […]

  • preview

    Alfa Romeo Arna la più brutta

    Esistono nella storia auto più brutte dell’Alfa Romeo Arna? Be’, sì. Potremmo elencarne un centinaio senza nemmeno aprire Google. Però l’Arna è rimasta nell’immaginario collettivo come uno dei più colossali flop, in rapporto alle ambizioni. Ne parliamo oggi perché nel giugno del 1984, 40 anni fa che ci sembrano ieri, una campagna pubblicitaria martellante la […]

  • preview

    Elkjær al Verona

    Una data fondamentale del calcio anni Ottanta è quella del 19 giugno 1984, 40 anni fa che sembrano ieri. Quando il Verona acquistò Preben Elkjær-Larsen, per tutti noi Elkjaer, dal Lokeren. Un colpo da un miliardo di lire, per il solo cartellino, arrivato pochi giorni dopo il dispiacere per avere perso Iorio alle buste con […]