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Sabatini e le dimissioni per Cancelo

Indiscreto 13/04/2019

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Walter Sabatini è sfuggito alla morte e intervistato da Emanuela Audisio su Repubblica ci è sembrato ben diverso da un uomo che sette mesi fa era in coma. Il direttore sportivo della Sampdoria guarda al futuro, che quasi certamente (da togliere il ‘quasi’ nel caso Ferrero venda il club a Vialli e soci) sarà altrove. Non all’amata Roma, viste le parole riservate a Totti (“Deve smetterla di fare l’uomo immagine”), ma a quasi 64 anni il mercato certo non gli manca. Fra le altre cose Sabatini ammette di avere sbagliato con Zhang, di avere avuto all’Inter poca pazienza anche se con i cinesi e le loro modalità decisionali, una riunione dietro l’altra, avere pazienza è difficile.

Sabatini non lo dice, perché nella vita non si sa mai, ma Indiscreto nella sua miseria morale e materiale può dire quale sia stata una delle principali cause dell’addio all’Inter, nel marzo dell’anno scorso, dopo nemmeno un anno da consulente globale del gruppo Suning. Questa causa fa di nome João e di cognome Cancelo. Non certo il laterale più forte del mondo, come è diventato per i media italiani mezzo secondo dopo avere firmato per la Juventus, ma un giocatore da Champions League e un gravissimo errore della dirigenza dell’Inter anche con il senno del prima. Non è stato riscattato per il fair play finanziario UEFA, recitano i ragionieri prestati al non giornalismo, che ancora stanno cercando di spiegare il finto prestito da 180 milioni di Mbappé e le mille operazioni fra parti correlate (alcune riguardanti anche l’Inter, tipo la Pinetina ribattezzata Suning) passate in cavalleria.

L’idea di Sabatini, ben cosciente che sul giocatore c’era la Juventus, era quella di riscattarlo entro il 31 maggio dal Valencia per i 35 milioni pattuiti nel quadro dell’operazione che coinvolgeva anche Kondogbia. Non era sicuro di poterlo trattenere per il fair play e per altre considerazioni (Spalletti che inspiegabilmente pressava per Nainggolan, il suo Jugovic, che peraltro già a Roma era in netto declino) di mercato, ma era sicurissimo di poterlo rivendere per più dei 35 milioni entro fine giugno e di sicuro non alla Juventus. Le strategie per crescere passano anche, se non soprattutto, dal mancato rafforzamento della concorrenza. Da notare che a marzo Cancelo stava rientrando in forma dopo essere tornato tre mesi prima da un grave infortunio: Sabatini lo aveva preso rotto, a maggior ragione lo avrebbe tenuto risanato. Ricevuto un no, o più verosimilmente nessuna risposta, dal mondo Suning e constatata la freddezza degli altri dirigenti interisti, quelli che fra qualche mese Marotta non vorrebbe-dovrebbe rivedere più, Sabatini ha salutato la compagnia. Un’occasione persa per lui ma anche per l’Inter.

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