Televisione

Romulus, la forza dei laziali

Indiscreto 18/11/2020

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Romulus ci ha preso così tanto che recensiamo questa serie televisiva, in onda al venerdì sera su Sky Atlantic, prima ancora che sia finita: siamo arrivati a 4 puntate su 10 ed in fondo l’attesa è quasi un piacere per noi cresciuti nel mondo pre binge watching, che contavamo i minuti mancanti al successivo episodio di Dallas. Il mondo raccontato da Matteo Rovere è invece quello poco prima della nascita di Roma, in un Lazio tribale ma anche a suo modo organizzato.

Detto che la serie, almeno finora, non c’entra con il bellissimo Il primo re, sempre di Rovere, incentrato su Romolo e Remo, per apprezzare Romulus bisogna essere appassionati di storia (i riferimenti alle varie tribù e alle varie città, da Alba a Gabi, sono precisi), di mitologia e anche onestamente di Peplum, i cui personaggi, privi come sono degli orpelli della modernità, sono sempre fortissimi a prescindere dalla trama.

Qui il protagonista è Yemos, interpretato da Andrea Arcangeli, che insieme al fratello Enitos dovrebbe succedere al nonno Numitor, re di Alba, come capo delle trenta tribù. Lo zio di Yemos ed Enitos, Amulius, la pensa diversamente: ammazza Enitos e fa incolpare Yemos, prendendone il posto sul trono. Parentesi: figlia di Amulius è Ilia, vestale che però ne ha abbastanza di leggere idiozie attraverso le braci e vorrebbe dare concretezza al suo rapporto con Enitos. Appresa la versione ufficiale, vorrebbe vendicarsi su Yemos, ma prevediamo (non è spoiler, non abbiamo ancora visto le ultime puntate) che scoperta la verità la faccia poi pagare al padre.

Molto forti le scene dei Lupercalia, con l’identificazione di noi patrioti da divano che scatta con il pavido Wiros, ladro abile a capire la psicologia di chi è più forte. Ma è inutile raccontare tutta la trama. A piacerci di Romulus sono l’atmosfera e le emozioni primordiali, oltre ad una morale che in embrione era quella di Roma, almeno fino a quando non sono arrivati anche lì portatori di mocassino senza calze, esperti di monopattino ed infine stranieri che non ne condividevano i valori di fondo ma possedevano la forza brutale dei Romani, facciamo dei Laziali, dell’ottavo secolo avanti Cristo.

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