Anni Ottanta

Ritorno al futuro 4, manca lo spirito del tempo

Stefano Olivari 30/10/2015

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Soltanto qualche eremita è riuscito ad evitare le celebrazioni del trentennale del primo Ritorno al Futuro, quello con la DeLorean che portava Marty e Doc nel 1955. Noi più modestamente abbiamo rivisto i tre film della saga di Robert Zemeckis con evidenti tocchi di Spielberg (che era fra i produttori), trovandoli ancora molto divertenti e poco impolverati dallo scorrere del tempo. Anche perché pur essendo un film (una trilogia) che mette in relazione epoche diverse è tutt’altro che un’operazione nostalgia. Anzi, con la nostalgia ci gioca ed è significativo che il primo dei ‘salti’ dei protagonisti sia nel decennio che la cultura americana mainstream considera quello dell’innocenza, poi ovviamente perduta: un consumismo ingenuo, una ribellione soft nei confronti dei genitori, una ottusa fiducia nel futuro. I loro Cinquanta come i nostri Sessanta, per certi aspetti. Con ognuno di noi che ha la sua scena culto: la nostra è il Johnny B. Goode che Marty-Michael J. Fox suona alla festa e che il cugino di Chuck Berry fa ascoltare al telefono all’uomo che poi l’avrebbe scritta portata al successo (nel 1958). I cinefili più attenti non possono non pensare a De Sica che in A spasso nel tempo ‘insegna’ Champagne a un Peppino di Capri che non l’ha ancora scritta (anche se da sballo assoluto è Boldi che ad Abbey Road parla con i Beatles). I più giovani lettori di Indiscreto, quelli che ormai sono nel circuito della nostalgia anni Novanta, ricorderanno senz’altro (lo mandavano le reti Fininvest, non ancora Mediaset) il cartone animato che di fatto è la prosecuzione della trilogia, sempre ideato da Zemeckis e Bob Gale, dove protagonista è la famiglia di Doc con i due scatenati bambini Jules e Verne: lì come viaggi nel tempo si parte davvero per la tangente, passando dalla guerra di secessione ai tirannosauri, dai pirati dei Caraibi a mille altre situazioni con concordanze logiche ormai saltate e la presenza sempre apprezzata di Biff e dei suoi antenati o discendenti. Il materiale per un Ritorno al futuro 4 non mancherebbe e ciclicamente se ne parla, ma senza ‘quel’ Michael J. Fox avrebbe poco senso (e il Parkinson non c’entra). Sarebbe un colossale successo al botteghino, ma per fortuna Zemeckis ha detto che finché lui sarà vivo non si farà. Chi sa cogliere lo spirito del tempo sa anche capire quando non c’è più.

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