Di qua o di là

Renzi o Bindi?

Stefano Olivari 03/06/2015

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Quanti dei 2.180.942 voti persi dal PD rispetto alle Europee nelle sette regioni in cui si è votato domenica, ‘soltanto’ 1.518.024 considerando le liste civiche collegate ad alcuni suoi candidati, possono essere attribuiti all’effetto Rosy Bindi? Cioè allo straordinario tempismo, il venerdì prima delle elezioni amministrative, con cui la presidente della Commissione Amntimafia ha reso nota la lista dei cosiddetti impresentabili: sedici nomi, ma con uno a svettare sugli altri per quanto se ne è parlato, cioè il candidato presidente (il governatore è nell’Idaho) della Regione Campania Vincenzo de Luca. Che è stato eletto lo stesso, forse con un margine meno ampio del previsto su Caldoro (la curiosità geografica è che dei sedici impresentabili in senso bindiano i tre che ce l’hanno fatta ad essere eletti sono campani: cosa vorrà dire?), ma che unito ad altri fattori ha creato un effetto negativo sul voto per il PD in altre regioni. Guardando lunedì sera la Bindi su LaSette intervistata da Corrado Formigli, tutta offesa e istituzionale, con argomentazioni fra l’altro discutibili (uno presentabile come Cantone glielo ha ricordato tramite Repubblica), non è stata una sorpresa ma ha soltanto dato un altro volto ai tanti ex comunisti, ex democristiani (nel caso della Bindi), dalemiani, prodiani, eccetera, che hanno una repulsione antropologica prima ancora che politica nei confronti di Renzi (ex giovane democristiano-margheritiano anche lui) e del renzismo, anche al netto della vicenda De Luca (un ras locale senza il cui appoggio il PD avrebbe senz’altro perso, perché i numeri dell’eventuale scissione sarebbero stati diversi da quelli di Tosi in Veneto per la Lega). Anche il nostro ‘Di qua o di là’ è quindi antropologico: preferite la politica rappresentata dalla Bindi, quella che potremmo definire delle parti sociali e dei mille poteri di interdizione, o quella più decisionista e pop di Renzi?

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