Televisione

Quelli che il calcio non c’è più

Stefano Olivari 07/12/2021

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La Rai ha chiuso definitivamente Quelli che il calcio, dopo la puntata dello scorso giovedì 2 dicembre. Non seguendo la trasmissione di Rai 2 dai tempi di Simona Ventura, quindi almeno dieci anni, abbiamo appreso della cancellazione da un post amaro di Marino Bartoletti, autore e conduttore della trasmissione di Rai 2 insieme a Fabio Fazio per le sue prime otto stagioni, dal 1993 al 2001, la domenica pomeriggio. Poi l’era della Ventura, durata dieci anni, le varie stagioni con Victoria Cabello e poi Nicola Savino, infine dal 2017 Luca&Paolo con Mia Ceran e i vari cambi di collocazione, lunedì e poi giovedì, fino appunto alla fine.

Parliamo di Quelli che il calcio (anzi, Quelli che…, come era diventato) perché si tratta dell’unica trasmissione sportiva della tivù generalista ad essere diventata un classico nell’era della pay-tv, iniziata proprio nel 1993 con il posticipo della domenica sera di una partita della Serie A, e l’anticipo al sabato di una di B. Anche in quel contesto ancora vicino al passato, con 8 partite in contemporanea e una sola staccata (la serie A aveva 18 squadre…), la formula del successo fu quella di smarcarsi dal racconto solo calcistico, estremizzando il macchiettismo del Novantesimo Minuto anni Ottanta ed ufficializzando la figura dell’inviato-tifoso, da Idris e Suor Paola, ma senza volgarità, e coinvolgendo decine di ospiti anche non sportivi secondo l’idea (al tempo stesso sbagliata e vincente) che di calcio in fondo possono parlare tutti.

Facile dare la colpa di questa cancellazione alle partite che, tranne rare eccezioni, non sono più in contemporanea, ed in effetti molti senza pay-tv a volte usavano Quelli che il calcio come alternativa alla radio  e alle tivù locali, ma il discorso è secondo noi più ampio: il vecchio del 2021 preferisce guardare la partita in diretta, con tanto di bordocampista curvacela (della quale il bavoso direttore ovviamente elogia la ‘professionalità’, lui non è come quel tipo di Ancona), il giovane non guarda la tivù generalista né alla domenica pomeriggio né al giovedì sera, chi sta in mezzo ha così tanti stimoli e distrazioni che è difficile attirarlo con una trasmissione senza identità, con il solito carrozzone di attori e cantanti che fanno autopromozione per prodotti che non acquista più nessuno e sparano temini politicamente corretti.

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