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Più stupidi che dopati

Stefano Olivari 18/08/2008

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Il doping, la maledizione. Soprattutto la stupidità degli atleti. Ripenso a Riccò, alle speranze che aveva acceso, agli entusiasmi che stava scatenando. Ero diventato uno dei suoi fan, mi ha deluso. Non penso all’odio, ma alla nullità sì. E non vengano a dire i soloni in servizio permanente effettivo che ci sono le colpe degli altri, di quelli che in maniera palese o nascosta girano intorno ai ciclisti e a tutti gli atleti che si drogano. Può anche essere vero, bisogna condannarli, ma dai 18 anni in avanti si è capaci di intendere e di volere, quindi non esistono scusanti. C’è solo la stupidità, tanta, immensa che non può essere compresa, capita da nessuno che abbia un minimo di buon senso. Non bastano due anni di squalifica per questi furbi, bisogna toglierli subito di mezzo. Ammesso, infatti che il buon Donati, di cui condivido tutta la linea, abbia pure qualche torto, come si fa, di questi tempi a pensare di aumentare le proprie prestazioni ricorrendo a certi aiuti? Al Tour de France, tanto per restare con Riccò. Negli anni passati, da quando il Governo francese ha legiferato in materia di doping sportivo in maniera seria e severa, sono stati in molti a essere colti con le mani nel sacco. Solo su coloro i quali sono sfuggiti ai controlli, e sono pochissimi,può restare un minimo dubbio. Eppure c’è chi ha continuato a drogarsi, a prendere i farmaci nuovissimi che i controlli non avrebbero dovuto mai scoprire. Sono stati puntualmente scoperti. Pensavano di essere furbi e di farla franca. Adesso, la speranza è che finalmente certe tentazioni vengano meno, che venga meno anche il pensiero di usare gli… additivi per migliorare le proprie prestazioni. Ma la madre degli imbecilli è sempre incinta per cui non c’è da crogiolarsi troppo sugli allori. Non hanno pensato neppure alle figure rimediate, ai successi che non sono stati più tali, a un giorno di gloria fatuo per tanti di pena e commiserazione insieme alle delusioni e allo sconforto patito da tutti coloro che credevano in un nuovo astro nascente del ciclismo. Noi italiani ripensiamo sempre agli assi del passato,a Bartali e Coppi, a Magni a Nencini, a Gimondi e via di seguito e cerchiamo sempre quel nuovo un asso che sia capace di imitarli nelle loro performance. Personalmente avevo creduto anche in Cunego, dopo quello splendido successo al Giro d’Italia, in Francia ho dovuto ricredermi. Non è un fuoriclasse, ma almeno resta un corridore onesto per il quale avere ancora stima e rispetto. Che non vinca più è un altro discorso, ma se tornasse a farlo sarebbe sicuramente accolto a braccia aperte. Pensavamo, come la maggioranza, che fosse proprio e solo il ciclismo a essere insozzato da certe scelte. No, non è così. Sono tutti gli sport, lo è stato persino il calcio con il processo e le varie squalifiche che ne sono seguite, il che non è una buona ragione per capire comprendere e scusare. No,almeno secondo il nostro parere, non esistono scusanti che tengano, non ci sono giustificazioni. La stessa voglia di successo non autorizza a scegliere una strada così perversa e abominevole. E’ vero, il mondo pullula di droga e di drogati, ma quando si tratta di sport non è davvero la stessa cosa. Era e deve restare, almeno ce lo auguriamo, l’ultima oasi di purezza, di sano agonismo, di esempio per una gioventù che non pare abbia grandi ideali se non quello di sfasciare tutto e filmarsi con il cellulare e con le famiglie a difenderli e sostenere che si trattac solo di bravate. Forse sta lì, proprio nelle famiglie la prima pietra nera .E quando non c’è educazione allo sport, la partita, qualsiasi partita diventa difficile, impossibile. Sì, quando si sa che prima o poi si finisce con l’esser presi con le mani nel sacco poi, ci si ammanta solo di stupidità completa nel tentare le vie traverse per arrivare al successo, quello stesso che è anche accarezzato da padri e madri, alcuni dei quali venderebbero l’anima al diavolo pur di assistere a un trionfo del figlio. Maradona era un fuoriclasse prima della droga chissà dove sarebbe arrivato se non fosse stato travolto da quel gorgo infernale. Si è parlato del numero 10 più grande nella storia del calcio. Hanno fatto subito il nome di Pelè. Ha battuto Maradona per molti, non ci sarebbe stata gara se il pibe de oro non fosse incappato nella droga. Grande, incommensurabile, senza confini se non fosse stato inghiottito da un vortice che non concede via di scampo. Non creiamo più pseudo-miti dai piedi di argilla come Riccardo Riccò , soprattutto cerchiamo di non scusarli. Mai. Ci sono le Olimpiadi e il timore non sta tanto nelle contestazioni anti cinesi quanto nella paura che si scoprano altri drogati, assi e superassi che per ottenere risultati eclatanti hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. Quello sì che rappresenterebbe l’ultimo fallimento, riducendo quei giochi che erano della purezza e dell’agonismo a mero fatto commerciale in cui sarà difficilissimo credere e che la gente finirà sicuramente per scansare.
Federico De Carolis
fedecarci2@hotmail.it

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