Pironi o Villeneuve?

20 Aprile 2022 di Stefano Olivari

Gilles Pironi, un nome e un cognome che muovono qualcosa anche dentro i più aridi. È infatti ufficiale il passaggio dalla Mercedes alla Ferrari del giovane ingegnere, che stando a quanto letto sul Corriere dello Sport all’inizio non si occuperà di Formula 1 come faceva con la scuderia tedesca (due anni fa salì anche sul podio di Silverstone con Hamilton) ma del mondo GT ed in particolare del ritorno con grandi ambizioni alla 24 Ore di Le Mans.

La sua storia è interessante fin da prima della nascita, quando suo padre morì in un incidente di motonautica, lasciando quindi orfani lui e il suo gemello Didier ancora prima di poterli vedere. Gilles e Didier, chiamati così dalla madre Catherine Goux in onore appunto di Didier Pironi e di Gilles Villeneuve, i piloti della Ferrari la cui amicizia, se mai c’era stata (questa parola va sempre asteriscata, a maggior ragione quando il bene di uno coincide con il male dell’altro), si ruppe per sempre proprio a Imola, dove fra pochi giorni si correrà, il 25 aprile del 1982.

Un ‘per sempre’ brevissimo per Villeneuve, che sarebbe morto due settimane dopo per l’incidente di Zolder, e breve per Pironi che il 7 agosto da leader della classifica piloti si schiantò a Hockenheim e rimase menomato fino alla morte avvenuta 5 anni dopo, in mezzo a vicissitudini mediche (più di trenta interventi chirurgici) e personali (la moglie, che non è la madre di Gilles e Didier, lo lasciò per Alain Delon). Vite quasi parallele, Villeneuve e Pironi, ed uno stile di guida abbastanza simile, anche se nel mito c’è entrato soltanto Villeneuve.

Ma cosa accadde davvero ad Imola ’82? Senza ripercorrere tutta la gara andiamo a una decina di giri dalla fine, con Villeneuve in testa e Pironi secondo, quando dai box Ferrari compare il cartello ‘Slow’: insomma, non datevi battaglia, non regalate la vittoria ad un terzo (Alboreto sulla Tyrrell) che è lontanissimo. A questo punto Villeneuve si ritiene tranquillo, ritiene che la Ferrari gli debba lo status di prima guida dopo quanto fatto da lui tre anni prima per Scheckter. Ma Pironi non ci sta, si avvicina ed inizia ad innervosirlo con varie manovre e a sette giri dalla fine passa al comando.

Ovviamente Villeneuve risponde, pur con una macchina piena di problemi, e ad un giro dalla fine torna in testa, per essere risuperato quasi subito dopo la curva della Piratella. Dopocorsa infuocato, con Villeneuve che rifiuta di andare sul podio e accusa Pironi anche di averlo tamponato, sospettando (senza però dirlo apertamente) che Enzo Ferrari voglia liberarsi di lui, diventato più famoso della Ferrari stessa, e che quindi il cartello ‘Slow’ sia stato una recita. Sospetto fondato, perché prima di Zolder Villeneuve avrà la certezza che nel 1983 non sarà un pilota Ferrari. Chissà quante volte avranno raccontato questa storia al povero Gilles Pironi e a suo fratello…

Il nostro ‘Di qua o di là’ è diretto, come d’abitudine: Pironi o Villeneuve? Chi aveva ragione a Imola ’82? Non è necessario esserci stati fisicamente (noi quell’anno andammo a Monza, quando i piloti Ferrari erano diventati Tambay e Andretti) o davanti alla televisione con Mario Poltronieri, da tante volte che questa storia è stata raccontata in tutte le chiavi possibili, da quella buonista a quella complottista.

Chi aveva ragione a Imola 1982 fra Pironi e Villeneuve?

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