Anni Ottanta

Il Necco possibile prima dei social network

Stefano Olivari Paolo Morati 15/03/2018

article-post

La morte di Luigi Necco, a quasi 84 anni, ci ricorda una volta di più che gli anni Ottanta sono stati gli anni d’oro del calcio italiano per mille motivi, non ultimo quello che dall’anno di grazia 1982 al 1991, quindi in nove stagioni, vinsero lo scudetto sette squadre diverse. Fra queste, ben due volte (l’altra doppietta fu della Juventus di Platini), il Napoli di Maradona meravigliosamente raccontato da Necco in Novantesimo Minuto. Il paragone con la situazione attuale è impietoso e non si può ridurre a una questione Juve sì-Juve no, perché il problema è che a troppi (De Laurentiis compreso) interessa principalmente esserci, partecipare, spartirsi gli utili reali (nel caso del Napoli) o immaginari.

Fra cronaca, perché nell’era pre pay-tv la trasmissione condotta da Paolo Valenti era la prima a mostrare le immagini delle partite, e battute all’indirizzo degli inviati ‘milanesi’ (che ruotavano, ma per il pubblico l’anti-Necco in senso antropologico era Gianni Vasino) e ‘torinesi’, Necco si era costruito un personaggio sostanzialmente diverso dal Necco giornalista a 360 gradi. Che durante la settimana si occupava di temi seri e che nel 1981 fu anche gambizzato da un uomo appartenente al clan di Raffaele Cutolo. Con alti e bassi i suoi rapporti con il presidente del Napoli Ferlaino, con più bassi che alti quello con il presidente dell’Avellino Sibilia (il padre dell’attuale capo dei Dilettanti, nonché deputato di Forza Italia), che fra le altre cose non gradì la cronaca di un episodio che visto con gli occhi di oggi appare incredibile, cioè la consegna di una medaglia d’oro da parte di Juary (ai tempi attaccante dell’Avellino, prima di passare all’Inter e di vincere una Coppa dei Campioni con il Porto) proprio a Cutolo, con dedica ufficiale al boss da parte del club.

Cronista non solo di sport, quindi, ma anche giornalista culturale e grande appassionato di archeologia: tanti i documentari girati, il più famoso sul ritrovamento del tesoro di Troia, quello rinvenuto da Heinrich Schliemann e poi scomparso sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Anche presentatore di programmi televisivi di genere diverso: sia quando parlava di cinema, belli i suoi servizi da Giffoni, sia quando faceva il difensore civico (a Rai Tre fu il successore di Lubrano), Necco metteva in campo prima di tutto il suo stile apparentemente svagato, ispiratore del Felice Caccamo di ‘Mai dire gol’.

Ma con tutto il rispetto per l’archeologia, il cinema e la cronaca, è inutile ingannare noi stessi e girarci intorno: Necco è entrato nel cuore degli italiani come una delle maschere più riuscite del teatrino che abilmente Valenti aveva messo in piedi. Teatrino il cui fondamento ideologico era semplice: l’Italia era ed è un paese di campanili, nella migliore delle ipotesi di regioni, quindi i giornalisti che la raccontano devono rappresentare il proprio luogo di provenienza e non essere asettici impiegati della notizia (o della non notizia, più spesso ancora). Giorgio Bubba da Genova, Marcello Giannini da Firenze, Tonino Carino da Ascoli, Cesare Castellotti da Torino: impossibile dimenticare quelle caratterizzazioni, a volte anche forzate (si pensi soltanto a Castellotti: oggi avrà o no i baffi?) ma tutte comunque credibili. Sempre dentro i confini dell’educazione e lontane dalla volgarità di certe tivù locali, bisogna precisare. Curioso è che quell’impostazione oggi sarebbe modernissima, visto che quasi tutti quelli davvero interessati vedono le partite in diretta.

Del Necco di Novantesimo minuto non rimangono però soltanto la sciarpa rossa, le battute (la più famosa “Milano chiama, Napoli risponde”, la nostra preferita “Scud di Maradona e Patriot di Zunico”) e la coreografia fatta di bambini, e purtroppo anche adulti, urlanti vicino a lui quando già erano passate due ore dalla fine della partita, ma anche un’ironia nel raccontare il calcio che oggi scatenerebbe valanghe di insulti sui social spazzatura mentre ai tempi strappava un sorriso anche a chi non tifava Napoli.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Renée Simonsen

    Tante donne da noi adorate sono ormai sui 60 anni: cosa vorrà dire? Oggi i 60 li compie Renée Simonsen, persona dalla vita davvero molto interessante al di là delle copertine da top model, di film che rivedremmo ogni sera come Sotto il vestito niente e Via Montenapoleone, di amori mediatizzati come quello con John […]

  • preview

    La nevicata del 1985

    Non c’è più la neve di una volta, niente è più come una volta. Di sicuro non abbiamo più visto a Milano e nel Nord Italia, parlando di pianura, una neve come quella che iniziò a cadere il 13 gennaio del 1985, quarant’anni fa, e che per almeno quattro giorni paralizzò tutto fra auto che […]

  • preview

    La partita di Last Christmas

    I 40 anni di Last Christmas sono stati giustamente celebrati da tutti, non soltanto dai fan degli Wham! o di George Michael ma anche da chi nella storia di questa straordinaria canzone è entrato quasi per caso, come Saas-Fee (all’epoca senza trattino) che fu il teatro del celeberrimo video. Da anni i cultori di Last […]