Anni Ottanta

Mimì o Mila?

Stefano Olivari 23/09/2014

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Sono appena terminati i campionati mondiali maschili di pallavolo, con la vittoria della Polonia in finale sul Brasile che veniva da tre ori consecutivi (e prima ancora c’erano stati i tre di fila azzurri, due con Velasco c.t. e uno con Bebeto), ma è già il momento di quelli femminili, che si disputano in Italia. Un’occasione per osservare che da noi questo è lo sport femminile per eccellenza, sia parlando di tesserati federali che di pratica libera. Nonostante i mille articoli sul volley maschile che mancherebbe di una adeguata base, rispetto ai mitici ‘bei tempi’, i maschi tesserati attualmente per la FIPAV sono più che quelli dell’epoca dei fenomeni. Ad essere davvero esploso, nonostante la crisi del mondo delle sponsorizzazioni (per tacere di altri ‘mondi’ che trovavano convenienza nell’investire sullo sport) è il movimento femminile, che nella stagione 2013-14 (Fonte: Gazzetta dello Sport), ha registrato 279.682 tesserate contro gli 87.787 ragazzi. Premessa doverosa per arrivare ad una statistica personale e al nuovo ‘Di qua o di là’ di Indiscreto. Statistica personale: tutte le donne sotto i 50 anni che conosciamo hanno giocato almeno una volta a pallavolo, nella peggiore delle ipotesi durante l’ora di educazione fisica. E di queste donne, tutte quelle che poi hanno praticato questo sport sul serio, anche a livelli modesti ma in realtà organizzate, hanno visto i cartoni animati di Mimì e la nazionale di pallavolo e di Mila & Shiro due cuori nella pallavolo. Entrambi di produzione giapponese ed entrambi iper-replicati su ogni canale, Mimì Ayuhara (nome italianizzato) arrivò in Italia nel 1981 ma divenne un fenomeno nazionale solo l’anno seguente, mentre Mila Azuki (italianizzata anche lei) si è fatta conoscere da noi nel 1986. Non dichiariamo subito la nostra preferenza, pur conoscendo entrambe le serie perfettamente (anche negli sfasamenti temporali dovuti al doppiaggio e alla titolazione, soprattutto nel caso di Mimì), per non influenzare il voto. Osserviamo solo che mentre nel cartone animato (va bene, anime) le due storie hanno una caratterizzazione molto diversa (da una parte lo sport come sacrificio, dall’altra come situazione dell’adolescenza), nel manga queste differenze sono molto più sfumate e riportano ad una realtà e ad una psicologia molto giapponesi. Questo non toglie che quegli allenamenti immaginari siano stati spesso una spinta per scendere in campo davvero, pensando alle gesta delle due cugine tarocche. Quindi il ‘Di qua o di là’, che non è rivolto solo al pubblico femminile di Indiscreto (numerosissimo, come è noto), riguarda la nostra preferenza incrociata di appassionati di sport e di cazzeggio: meglio Mimì o Mila?

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