Basket
Messina e Pioli in quarantena
di Oscar Eleni
Pubblicato il 2020-11-07
Oscar Eleni torturato alla colonna infame, Milano senza pane, come il povero parrucchiere Gian Giacomo Mora ai tempi della peste del 1630, dal piccolo mondo di imbroglioni spacciati per specialisti, politici, gente che sta dalla parte della gente (ma dai), esercito di bugiardi che nega quello che ha detto il giorno prima, che accusa gli altri di fare quello per cui lo cercano giudici e poliziotti dal Duomo a Washington.
Avendo gli anni di chi può sparire senza lasciare una traccia abbiamo però scoperto che alla colonna infame dovrebbero passarci in molti. Ad esempio chi dedica una pagina al “povero” Balotelli che si allena, ma non ha una squadra (!), sapendo che molte volte quello spazio non te lo danno per primati, imprese sportive difficili, vere.
Alla colonna andranno anche quelli che temevano la seconda stagione di Pioli, ma poi gli hanno fatto un pigiamino di saliva, tanto incenso intorno perché si ostinava a non perdere, perché è primo in classifica. Stessa cosa per Messina, allenatore e presidente dell’Armani basket imbattuta in campionato. Pioli che al basket dà spesso un occhiata, Messina che al calcio lascia i suoi sentimenti proprio quando gioca il Milan.
Andava tutto bene, ma in giornate dove l’infamità divide un Paese dove si chiede autonomia soltanto quando non c’è niente da rischiare e molto da guadagnare, doveva succedere che una tempesta di meteoriti cambiasse il cielo sopra Milano: cestisti infilzati a Valencia, rossoneri caduti a San Siro, la cattedrale che i nuovi padroni del calcio delle madonnine vorrebbero rifare e adesso, per incantarci, dicono che ci sarà più verde e meno cemento, un po’ come quelli che davanti a casa hanno tolto alberi secolari, cancellato il sole, promettendo un paradiso di cristallo. Cadute in Europa dove, si sa, non riconoscono ai nostri eroi di cartapesta il valore che invece sembrano avere se vai dietro alle Mata Haribus del sistema, quelle che nelle storie di Obelix ti fanno diventare scemo: adesso mi vedi, adesso non mi vedi più.
Dei peccati del Milan giovane e non ancora bello avrete già letto. Sul basket proposto alle 21, in orario da arresti domiciliari se stai in zona rossa, l’Armani infatti insiste anche per il Forum a porte chiuse con partite alle 20.45, nel venerdì di eurolega, la squadra di Ettorre le ha prese anche se il Valencia aveva più guai fisici, ultimo l’infortunio del Williams che stava facendo a fette la difesuccia senza marchio.
Non avevamo voglia di scriverne, allietati dall’inserto roseo che ci viene servito due volte alla settimana perché la carrellata sui giovani era interessante, sapendo che al gruppo si può aggiungere Sasha Grant, classe 2002, nato a Cagliari, passato a Reggio Emilia e ora nelle mani del Trinchieri nella Baviera, col Bayern che in coppa corre forte. Eravamo anche affascinati dalla meravigliosa storia di Elio Giuliani, l’uomo della comunicazione fatta con amore, arte, la voce della Pesaro vera, quella povera e quella ricca e vincente.
Insomma aspettavamo la giornata di campionato, anche se il COVID ha fatto saltare partite, senza essere stupiti dopo la lettera d’amore per il basket di Messina per far spostare più avanti le coppe europee, lasciando ora spazio al campionato, senza curarsi del resto, anche delle finestre per le Nazionali che diventeranno un tormento, proprio come nel calcio e non soltanto per la positività del Mancini che sul virus aveva voluto fare anche un po’ di spirito alle patate viola. Pensavamo che avrebbeottenuto sostegno da tutti. Sbagliavamo. Una Lega slegata ha trovato in giro gente capace di urlare: certe cose si concordano tutti insieme e poi si dicono. Davvero? Cioè se pensi e decidi di voler far sapere come ti senti a disagio devi prima interpellare tutto il sistema, quello dei muti a prescindere?
Niente, allora ci siamo fermati sul monitor di Eurosport per passare da Kaunas, bel Real con la coppia Campazzo e Tavares pivot capoverdiano, Istanbul per solidarizzare con il nuovo allenatore del Fenerbahce che soffrirà davvero molto, fino ad atterrare alla Buesa Arena. Una Milano incantata dal serpente Van Rossom che i geniali dirigenti milanesi del tempo mandarono via senza farlo mai giocare. A tempi alterni l’Armani ha cercato di prendersi la partita come l’anno scorso con Micov dopo 2 supplementari. Questa volta, però, Vlado aveva le gambe e la testa del convalescente, anche se si è battuto, ma non potevano bastare lui, Shields, il secondo Hines, il primo fuori subito per falli sapendo che dietro non c’era copertura, il Roll sempre generoso e il LeDay all’amarena acidula, ogni tanto delizioso, ogni tanto insopportabile. Serataccia per Rodriguez e Datome, i due che hanno fatto più promesse a Messina. Il Muchacho serve sempre palloni deliziosi, ma, se non ci prende al tiro, in difesa, dalla sua parte, ci sono calamite per arrivare facilmente oltre il muro. Gigione, il nostro caro fiore di cactus, non sentiva il tempo e la notte, ogni tanto colpiva, spesso regalava. Seconda sconfitta stagionale, calendario fitto e tormentato, anche se in Italia il primo posto non dovrebbe sfuggire come del resto al Milan se il Sassuolo non batte l’Udinese da fondo classifica.
Pagelle Armani: Rodriguez 5, Roll 6,Shields 6.5, LeDay 5.5. Hines 6,Micov 6,Cinciarini 5.5, Tarczewski 4.5,Brooks 4.5, Datome 5, Messina 6.