Malagò e il complotto contro Schwazer

17 Marzo 2021 di Stefano Olivari

Giovanni Malagò vuole Alex Schwazer di nuovo in gara, possibilmente già ai Giochi Olimpici di Tokyo, e nelle dichiarazioni ascoltate durante Le Iene, nel servizio di Antonino Monteleone, è stato chiarissimo. La notizia non è però questa, quanto che un presidente del CONI ritenga credibile che la giustizia sportiva internazionale abbia nel 2016 complottato contro il marciatore italiano, che 4 anni dopo il doping confessato aveva iniziato un percorso di presunta redenzione, sotto la guida del professor Donati, che nel maggio 2016 si era concretizzato nella vittoria nella 50 chilometri ai Mondiali di Roma, la cui organizzazione l’Italia si era aggiudicata in extremis proprio per fare da megafono all’operazione Schwazer (che prevedeva anche una fiction Rai, magari con Beppe Fiorello a marciare..).

Parole di Malagò: “L’udienza del giudice di Bolzano è estremamente chiara, non si può non tenerne conto. Schwazer è una persona innocente, questo è assolutamente un dato di fatto. La gente che ci ascolta deve sapere una questione, giustizia ordinaria e giustizia sportiva: non obbligatoriamente queste due cose collimano. Quando fu emessa quella sentenza, fu una cosa, mi creda, fatta veramente nel giro di pochissimo tempo, con gli elementi a disposizione. In questo caso, sempre questi giudici hanno la possibilità, cosa che io auspico, di rivisitare quello che è stato un percorso. Alex Schwazer sa benissimo quello che è stato il mio pensiero e la mia vicinanza, dopodiché la partita si gioca tutta sui tavoli del TASNoi non abbiamo l’interlocuzione con il TAS, loro sanno perfettamente quello che è il nostro pensiero e il nostro supporto. Sicuramente ne posso parlare con la Vezzali al più presto!”. Una bella grana per la neo-sottosegretario (sottosegretaria suona male), che dal punto di vista mediatico se non sosterrà Schwazer passerà per la cattiva.

Peccato che l’archiviazione di Bolzano delle accuse contro Schwazer non sia la sentenza di un processo e meno che mai di un processo sportivo. Nelle 87 pagine dell’ordinanza del gip Pelino non c’è una riga in cui la teoria del complotto trovi uno straccio di appiglio concreto. Nessuna interruzione della catena di custodia delle provette, nessuna presenza di DNA diverso da quello di Schwazer, nessun mandante. Insomma, il caso Dreyfus era un’altra cosa. Sinceramente parlare del campione olimpico di Pechino ci dispiace, è lui la prima vittima di se stesso, ma questa strategia mediatica fra Sanremo e Verissimo, con domande preconfezionate, è offensiva per l’intelligenza dei pochi che ancora seguono l’atletica.

Suggeriamo così, gratis, una domanda per le prossime trasmissioni che intervisteranno Schwazer: “Lei ha patteggiato una condanna per uso di sostanze dopanti dal 2010, da prima degli Europei di Barcellona, al 2012: non pensa sia il caso di restituire quella medaglia d’oro, prima di parlare di complotti?”. Domanda invece per Donati, una domanda che avrebbe posto il Donati di una volta: “Come può un trentunenne non dopato, dopo quasi quattro anni di inattività, andare più forte del se stesso ventisettenne dopato, allenato da un tecnico digiuno di marcia?”. Incredibili comunque Malagò ed anche Stefano Mei, per il messaggio che lanciano. Perché noi telespettatori di Sanremo e Verissimo possiamo anche credere al complotto contro Schwazer, ma i presidenti di CONI e FIDAL non possono suggerire che la giustizia sportiva sia in malafede.

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